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Consulta, non è punibile chi agevola il suicidio assistito. I vescovi: «Sconcerto per la sentenza»

25 Settembre 2019 - 20:40 Redazione
Il gruppo parlamentare Vera Lex e i vescovi italiani si sono opposti alla decisione

La Corte Costituzionale è intervenuta sulla punibilità dell’aiuto al suicidio, dichiarando non punibile «ai sensi dell’articolo 580 del codice penale, a determinate condizioni, chi agevola l’esecuzione del proposito di suicidio».

L’attacco dei vescovi

Sulla decisione l’Italia si è spaccata, tra le associazioni favorevoli e quelle contrarie al dibattito sul fine vita. Tra le posizioni più nette quella della Cei che ha espresso «sconcerto e distanza da quanto comunicato dalla Corte costituzionale». I vescovi hanno poi commentato: «Si può e si deve respingere la tentazione – indotta anche da mutamenti legislativi – di usare la medicina per assecondare una possibile volontà di morte del malato, fornendo assistenza al suicidio o causandone direttamente la morte con l’eutanasia».

I Vescovi italiani si ritrovano unanimi nel rilanciare queste parole di Papa Francesco. I Vescovi confermano e rilanciano l’impegno di prossimità e di accompagnamento della Chiesa nei confronti di tutti i malati. Si attendono che il passaggio parlamentare riconosca nel massimo grado possibile tali valori, anche tutelando gli operatori sanitari con la libertà di scelta.

Il gruppo parlamentare Vera Lex

«Con l’introduzione dell’eutanasia da parte della Consulta, che sembra aver dato vita a una vera propria norma sostituendosi al Parlamento, si manifestano prepotentemente la decadenza della democrazia parlamentare e lo squilibrio fra i poteri dello Stato, sbilanciando ulteriormente la Repubblica sul potere giudiziario», ha scritto in un comunicato stampa il comitato parlamentare Vera Lex.

«Molti hanno concorso a questo esito, specie fra i principali gruppi parlamentari e a partire da un presidente del consiglio che, dopo aver affermato il primato del parlamento sulla materia, non ha nemmeno incaricato l’avvocatura dello stato di chiedere quel rinvio che avrebbe consentito alle Camere di provare a esercitare la loro insostituibile funzione».

«L’ipocrisia è stata peraltro più estesa perché il ruolo sostitutivo della Corte ha fatto comodo a molti. Almeno molti 5 Stelle e il presidente della Camera hanno giocato ad arrivare sin qui a carte (quasi) scoperte», continua il comunicato.

«Ora proseguirà con più baldanza e determinazione il nostro impegno civile, affinché nei fatti si affermi la cultura della vita nei luoghi di cura e nella società, contro il tentativo di far nascere un servizio sanitario a scartamento ridotto per nascondere e abbandonare i più deboli».

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