Di Maio, il governo è caduto anche perché «la Lega bloccava la commissione d’inchiesta sui fondi ai partiti»
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Luigi Di Maio, in diretta da New York, non perde occasione per ribadire la distanza dalla Lega. Dopo un’alleanza altalenante, durata un anno di governo e finita con accuse molto pesanti, il leader del Movimento 5 Stelle torna su un argomento molto caro al suo elettorato: i finanziamenti ai partiti. Insieme al tema immigrazione e a quello della lotta all’evasione, il ministro degli Esteri, ai microfoni di Sky Tg24, sottolinea le differenze tra il governo con il Pd e quello con il Carroccio.
Commissione d’inchiesta sui fondi ai partiti
E uno dei punti su cui si sofferma nell’intervista oltreoceano è strettamente collegato all’affaire Savoini: «Mi auguro che ci sia il consenso in parlamento per far partire la commissione d’inchiesta sui fondi ai partiti – poi la staffilata -. Penso che il governo sia caduto anche per la volontà della Lega di non far partire quella commissione»
Di Maio chiama in causa direttamente Matteo Salvini: «Invece di provare a portare in Parlamento uno che da ministro neanche è voluto venire a riferire – afferma Di Maio a proposito dei presunti soldi russi alla Lega -, sosterrei l’idea di una commissione non solo sul caso specifico ma su tutti i finanziamenti ai partiti negli anni scorsi»
«Adesso abbiamo un meccanismo di redistribuzione»
Il ministro degli Esteri parla anche delle politiche sui migranti del Conte bis: «Se l’Italia viene lasciata sola c’è un’emergenza. Ma devo dire che con l’accordo di Malta, a differenza di quando venivano fatti sbarcare con il ministro Salvini perché si sequestravano le navi e ce li dovevamo tenere tutti, adesso abbiamo un meccanismo di redistribuzione».
«Il problema dei migranti non si risolve distribuendoli negli altri Paesi europei, ma fermando le partenze – dice Di Maio, ribadendo l’importanza di avere rapporti diplomatici più pacati -. Per questo siamo impegnati in vari colloqui sulla stabilità della Libia, per fermare il conflitto e evitare che il Paese diventi ulteriormente una rotta di migranti verso l’Italia».
Lotta all’evasione
Di Maio è allineato con Giuseppe Conte sull’urgenza di contrastare l’evasione fiscale: «Credo che la lotta all’evasione significhi lottare contro i grandi evasori e farlo anche con misure punitive coercitive molto forti come il carcere perché quello è un deterrente e ferma subito una serie di pratiche a danno dei cittadini onesti».
Ma la questione fiscale non prescinde da un altro, annoso, problema per l’economia degli italiani: «Dico anche – ribadisce il leader 5 Stelle – che la legge di bilancio dovrà contenere una riduzione del cuneo fiscale e il salario minimo che era una nostra promessa e dobbiamo mantenerla. Bisogna dire che gli stipendi da due-tre euro all’ora diventano fuori legge in Italia».
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