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Roberto Lipari al cinema con Tuttapposto: «Denuncio con un’app il baronaggio all’università» – Il video in esclusiva

27 Settembre 2019 - 23:15 Fabio Giuffrida
A Open il videomessaggio del comico siciliano che denuncia, con la sua sottile ironia, i baroni delle università

«La cosa assurda è che noi abbiamo girato a Catania e dopo due mesi hanno indagato il rettore dell’università», queste le parole di Roberto Lipari, comico siciliano che, per la prima volta, il 3 ottobre, sbarca al cinema con un film tutto suo. Tuttapposto, distribuito da Medusa, parla della grande piaga del baronato all’università.

Tuttapposto come TripAdvisor

«Prendiamo in giro l’abuso di potere, le raccomandazioni e gli scambi di favore», spiega a Open il protagonista del film, incentrato sullo sviluppo di un’applicazione nella quale gli studenti possono esprimere liberamente giudizi sui loro professori.

Un’applicazione che, nel film di Gianni Costantino (con Roberto Lipari, Luca Zingaretti, Silvana Fallisi, Maurizio Marchetti, Ninni Bruschetta, Sergio Friscia, Paolo Sassanelli e Monica Guerritore), viene addirittura riconosciuta dal MIUR e con la quale i docenti, volenti o nolenti, dovranno fare i conti. Una sorta di TripAdvisor dell’università.

«Un’app che rivoluziona il meccanismo del baronato costringendo i prof a comportarsi bene. Anche il rettore, ad esempio, dovrà piegarsi a Tuttapposto», ci spiega il comico siciliano.

Il trailer

Nel cast anche Luca Zingaretti

Roberto Lipari vestirà i panni di uno studente universitario all’interno di un ateneo in cui i docenti vendono esami e assumono solo amici e parenti. Suo padre non è altro che il magnifico rettore, personaggio interpretato da Luca Zingaretti.

Ma Roberto, andando contro la sua famiglia, deciderà di sviluppare un’applicazione, chiamata appunto Tuttapposto, che valuterà l’operato dei professori. Così tutte le certezze dei “baroni” verranno meno.

Lo scandalo dell’università di Catania

Una trama nemmeno troppo fantasiosa visto lo scandalo che ha travolto l’università di Catania dove, secondo gli inquirenti, i concorsi sarebbero stati banditi su misura e dove non ci sarebbe stato spazio per la meritocrazia.

«Ne ho uno al giorno che viene per un problema di parentela perché poi, alla fine, qua siamo tutti parenti. L’università nasce su una base cittadina abbastanza ristretta, una specie di élite culturale della città perché fino ad ora sono sempre quelle le famiglie». Sono le parole dell’ormai ex rettore dell’Università di Catania Francesco Basile, emerse da un’intercettazione.

«Non è che lo sapevamo prima! Ora magari nel curriculum devo scrivere “profeta”», scherza Roberto Lipari che, nel suo film, riesce persino nell’impresa (quasi) impossibile di mettere d’accordo catanesi e palermitani sul genere dell’arancin*.

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