Giornata per l’aborto sicuro. Nudm: «Le conquiste delle donne sotto attacco. Nessun passo indietro» – Il video
«Una maternità forzata e non voluta è una forma di violenza». Il 28 settembre è la Giornata internazionale dell’aborto sicuro. E Non Una Di Meno torna in piazza in tutta Italia. Già, perché per la rete femminista – al grido di «agitazione permanente» e «molto più di 194» – sono tanti i punti su cui ancora lavorare.
«Il rischio di un aborto non sicuro e non libero – con il 70% di medici obiettori di coscienza in tutta Italia – per le donne più giovani si accompagna anche al rischio di non conoscere tutte le conquiste delle donne negli anni», dice a Open Claudia di Non Una Di Meno Roma.
Per esempio, «i consultori per come erano stati concepiti, e quindi di non avere piena coscienza di cosa politica e istituzioni stanno distruggendo», continua Claudia.
«Sono qui perché, come mia nonna, sono femminista. E perché credo che, nonostante quello che si dica della mia generazione, siamo pronti al cambiamento, a partire dai diritti», dice Annalaura, 18 anni, in piazza a Trastevere a manifestare. «Lo abbiamo dimostrato con la piazza dello sciopero del clima. Il punto è: gli altri sono pronti?», sorride.
La giornata in Italia
«Nel terremoto politico che attraversa l’Italia non vediamo segni di discontinuità ma il preoccupante aggravarsi di un attacco patriarcale e razzista», scrive Non Una Di Meno sui social. «Stupri, femminicidi e violenze contro le donne e le persone LGTBQIPA+ non soltanto crescono di intensità, ma trovano anche sempre più una pericolosa legittimazione sulla stampa e nel discorso politico».
Il #28settembre #nonunadimeno torna in piazza in tante città per l”#AbortoLibero e #moltopiudi194: Educazione sessuale e affettiva, contraccezione gratuita, consultori aperti, #obiezionerespinta, ru486 accessibile, no Pas e derivati del Ddl Pillon… https://t.co/eJ0f7K0JrK pic.twitter.com/j3dtR5WKE1
— NonUnaDiMeno (@nonunadimeno) September 25, 2019
Il giorno dedicato all’aborto sicuro ricorda anche la mobilitazione per la depenalizzazione dell’aborto in America Latina e i Caraibi nel 1990 da parte della Campaña 28 septiembre. In Italia «nei tribunali e negli ospedali l’autodeterminazione e la salute delle donne sono sempre più calpestate dal 70% dei medici obiettori di coscienza, da pratiche di patologizzazione e psichiatrizzazione (come l’assegnazione coatta di genere alla nascita) e da una giustizia patriarcale e maschilista», scrive ancora Nudm.
La rete chiede «molto più di 194», manifesta per la legge sull’aborto: «La maternità è una scelta, non un dovere verso la patria: imporre la maternità è violenza sui nostri corpi». Chiede «gli obiettori fuori dagli ospedali e dai consultori», la pillola abortiva accessibile e senza ospedalizzazione. E chiede, tra l’altro, che la Pas (sindrome da alienazione parentale) resti «fuori dai tribunali».
L’attacco «al diritto di famiglia e alla libertà delle donne e delle persone LGTBQIPA+», per Nudm, «diventa terreno di negoziazione e scambio tra partiti, come accade con il Ddl Pillon, che entra e esce dal “cassetto” ma non viene ancora ritirato».
Presidi in mattinata in tutta Italia, da Milano a Catania e Messina. Nel pomeriggio è stata la volta, tra le altre città, di Pavia – dalle 17 in piazza della Vittoria, Palermo – dalle 17,30 al reparto di Ginecologia e Ostetricia del Policlinico Paolo Giaccone e Roma a piazza San Cosimato, a Trastevere, dalle 17.
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