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Giovani e informazione: cosa cercano e dove trovano le notizie gli americani e gli inglesi under 35 – lo studio

28 Settembre 2019 - 07:00 Redazione
Secondo uno studio, i quotidiani tradizionali sono spesso percepiti come negativi e deprimenti, con titoli che sembrano stretti e ripetitivi

Un report commissionato dal Reuters Institute e creato dalla società di consulenza strategica Flamingo, dal titolo How Young People Consume News and the Implications for Mainstream Media, ha cercato di fare luce sul consumo di notizie da parte dei giovani negli Stati Uniti e nel Regno Unito.

Prendendo in esame un campione di ragazzi under 35, è emerso che la maggior parte di loro va a caccia di notizie soprattutto per trovare fonti di divertimento, e in questo caso i media tradizionali diventano insufficienti. Inoltre, si è visto come l’agenda di notizie tradizionale è spesso percepita come negativa e deprimente, con titoli che sembrano stretti e ripetitivi.

Questo comporta la migrazione dalle testate on line ai social media, perché, secondo il report, sono i mezzi che rendono l’informazione ben più appetibile e, in un certo senso, divertente. Non solo cronaca, politica ed economia.

È stato dimostrato che i ragazzi vanno alla ricerca di una copertura più ampia degli argomenti, e questo include anche arte e cultura, attivismo, ambiente e Lgbtq+. Leggere le notizie sembra essere una cosa sorpassata, obsoleta. In questo contesto diventa evidente la ragione della popolarità di nuove narrazioni visive come storie di Instagram e video brevi, nonché i podcast.

Fake news e social media

Dallo studio, emerge anche come i ragazzi siano diventati molto più attenti al tema delle fake news, tanto da prestare maggiore attenzione alle notizie che trovano sui social media.

Il tracciamento dell’attività dei telefoni cellulari dei partecipanti allo studio ha dimostrato che il tempo per reperire informazioni viene impiegato soprattitto su app social come Instagram, WhatsApp, Snapchat, YouTube, Facebook e Twitter. Le app di notizie rappresentano meno dell’1% del tempo trascorso su mobile.

In copertina: Immagine Reuters Institute

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