Jefferson morto durante il Tso. L’agente ferito chiede un risarcimento, la rabbia della madre: «Vergognosi»
La richiesta di risarcimenti da parte del collega del poliziotto che ha sparato a suo figlio è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso per Lourdes Garcia Tomalà. La madre di Jefferson Tomalà ha già dovuto assistere all’assoluzione di Luca Pedemonte, il poliziotto che ha ucciso il figlio ventenne il 10 giugno 2018 durante il tentativo di un trattamento sanitario obbligatorio. Ora la richiesta di indennizzo dell’agente ferito dal giovane prima di essere ammazzato è un ulteriore colpo: «Uccidono mio figlio e mi vengono ancora a chiedere i soldi. Sono vergognosi». Secondo la ricostruzione degli eventi, il ragazzo si era rinchiuso in una camera dell’appartamento della famiglia a Genova con un coltello in seguito a una lite con la compagna e madre della figlia, che voleva impedirgli di vedere il neonato. Aveva minacciato di suicidarsi e di uccidere la madre nel caso in cui si fosse avvicinata.
Gli agenti arrivati sul posto hanno cercato di neutralizzare Jefferson con uno spray al peperoncino per poi sottoporlo a Trattamento sanitario obbligatorio. «Io avevo chiamato un’ambulanza», ha affermato la madre, «Invece sono arrivati nove poliziotti», e ha aggiunto «Jefferson era in uno stato di confusione mentale ed è stato provocato proprio da loro, come si fa a comportarsi in questo modo avendo davanti una persona così alterata?». Il ragazzo ha reagito accoltellando un agente e un collega ha risposto sparando sei colpi al giovane di origini ecuadoriane, uccidendolo. Il poliziotto colpito dalle coltellate inferte dal giovane, ora impossibilitato a svolgere il suo lavoro a casa delle ripercussioni delle ferite, ha chiesto un risarcimento, dopo l’assoluzione del collega. «Per me è un criminale e non è possibile che sia ancora in circolazione», ha affermato in un’intervista a Repubblica, in riferimento al poliziotto.