Foligno, bimbi insultati dal maestro: per la procura c’è l’aggravante dell’odio razziale
Si era difeso parlando di “esperimento didattico”: per la procura si tratta di abuso di mezzi di correzione e maltrattamenti, entrambi aggravati dall’odio etnico e razziale. Sono queste, secondo quanto scrive La Nazione, le ipotesi di reato della procura di Spoleto nell’avviso di conclusione indagini nei confronti di un maestro supplente (tuttora sospeso) che, in una scuola elementare del Folignate, si era reso protagonista di un episodio per cui era stato subito accusato di razzismo.
Il docente si era difeso parlando di «esperimento sociale»: per il pubblico ministero quelli del docente sono stati invece comportamenti caratterizzati dal razzismo ai danni di due fratellini di colore apostrofati con le parole «brutto» e «scimmia». In un caso, uno dei due bambini è stato costretto a girare il banco verso la finestra.
Ora, l’indagato potrà chiedere di essere interrogato, presentare una memoria difensiva o chiedere ulteriori accertamenti per dimostrare la sua estraneità agli addebiti. Il maestro infatti, difeso dall’avvocato Delfo Berretti, ha sempre negato di avere agito per razzismo, sostenendo invece di avere dato vita a una sorta di esperimento didattico: «Un’attività per l’integrazione finalizzata a far prendere coscienza agli studenti del concetto di differenza razziale e di discriminazione», aveva spiegato. Il docente è stato sospeso fino alla definizione del procedimento penale.
Le indagini
«È un episodio di razzismo, non si è trattato di un esperimento sociale», aveva attaccato il padre dei bambini. «Valuteremo il contenuto degli atti depositati dalla procura per poi decidere cosa fare», spiega oggi all’Ansa l’avvocato Berretti.
La procura, ricostruisce ancora la Nazione, accusa l’insegnante di avere costretto i bimbi a «trattamenti umilianti, degradanti e discriminatori, sì da mettere in pericolo la salute psichica ingenerando nei bambini stati d’ansia e disturbi del comportamento».
In base agli addebiti, il maestro prima se la sarebbe presa con la bambina dicendole: «Che nome lungo ti hanno dato i tuoi genitori, posso chiamarti scimmia?». Il giorno dopo poi con il fratellino: «Quanto sei brutto, girati che non ti voglio vedere», facendogli girare il banco verso la finestra.
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