Saviano avverte il Pd: «Non vuole ora lo ius culturae? Collasserà»
Lo scrittore Roberto Saviano entra a gamba tesa nel dibattito sullo ius culturae. E l’obbiettivo polemico è il Partito Democratico. Con un post su Facebook l’autore di Gomorra si scaglia contro i dem: «Prima – scrive Saviano – non era il momento adatto per lo ius soli per non scontentare Angelino Alfano. Oggi non lo è perché Salvini potrebbe approfittarne».
Il riferimento è a un post della deputata e sottosegretaria al ministero dello Sviluppo Economico dem Alessia Morani, di cui lo scrittore riporta uno screenshot con il commento in grafica: «Sullo ius soli, oggi come due anni fa, il Pd sostiene, ancora una volta, che non è il momento giusto. Per non fare un favore alla peggiore destra, il Pd fa, ancora una volta, un favore alla peggiore destra».
Morani aveva scritto: «Una legge di questo tipo deve essere approvata solo dopo avere dimostrato che c’è un modo efficace e diverso da quello di Salvini di governare i flussi migratori e di fare sul serio politiche di integrazione. Il paese è profondamente diviso sul tema dell’immigrazione e non basterà approvare una legge sullo ius culturae per eliminare le tossine del razzismo inoculate da Salvini».
Il commento di Saviano non lascia spazio a fraintendomenti: «Dispiace per le migliaia di ragazze e ragazzi italiani che vivono, studiano e amano in Italia, la cui vita rimarrà sospesa fino a quando il “sentiment” dei partiti politici dovesse mutare – scrive ancora nel post – Provo profonda vergogna per queste furbe posizioni giustificate in maniera ridicola. Non si può rimandare una legge necessaria, perché è con leggi e riforme che inizia un percorso nuovo, non con manovre per il consenso. Con queste posizioni il Partito Democratico collasserà prima ancora di aver intercettato qualunque “sentiment” possibile».
A stretto giro, naturalmente sempre attraverso i social, la replica di Morani per cui «la questione» non riguarda «il fare favori alle destre o alle sinistre. Si tratta solo di fare le cose nei modi e nei tempi giusti: il nostro governo ha da subito impresso una svolta alla versione leghista della gestione migranti, ma non si può, a mio parere, passare dai porti chiusi alla legge sulla cittadinanza in un mese, facendo finta di non vedere come si è trasformata l’Italia in questi anni».
«Le conseguenze in un Paese che è appena uscito dalla stagione del quotidiano odio sociale salviniano – conclude la deputata del Pd – potrebbero essere peggiori delle ottime intenzioni che sono alla base della legge sulla cittadinanza».
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