Al cinema “Aquile Randagie”, la storia dimenticata degli scout che hanno resistito al Fascismo
«Comunque vada, noi dureremo un giorno in più del fascismo». Scorrendo le classifiche dei botteghino, in questi giorni il secondo film più visto nei cinema italiani si intitola Aquile Randagie, appena dopo C’era una volta a Hollywood di Quentin Tarantino.
Un nome e un aggettivo che dicono parecchio a chi nella sua vita ha indossato un fazzolettone al collo ma forse significano molto per tutti gli altri. Aquile Randagie di Gianni Aureli è una pellicola che racconta la storia di un gruppo di ragazzi scout che durante il fascismo hanno scelto di continuare le loro attività in modo clandestino.
In sala per tre giorni, dal 30 settembre al 2 ottobre, le prime scene del film mostrano gli effetti di una delle Leggi Fascistissime. Nel gennaio del 1927 i gruppi scout furono costretti a rientrare nell’Opera Nazionale Balilla e poi, nell’aprile del ’28, vennero ufficialmente soppressi.
Gianni Aureli, fotografo e regista, è stato dietro la macchina da presa per la realizzazione di questo film. Come altri della squadra che ha realizzato questo progetto, anche lui è stato un capo scout.
Chi sono le Aquile Randagie?
«Le Aquile Randagie sono un gruppo di giovani scuot tra Milano e Monza che si ribellarono dall’imposizione di un’educazione diversa da quella dello scautismo. L’associazione, a livello nazionale, fu costretta a chiudere i battenti ma alcuni, fra Milano e Monza, decisero di resistere. Decisero di durare un giorno in più del fascismo. Un obiettivo che sono riusciti a raggiungere, direi».
Perchè raccontare questa storia, adesso?
«L’idea del film nasce nel 2011. Era una storia bella da raccontare e mi sembrava strano che nessuno ci avesse fatto un film. E poi, oggi, riportare certi valori che sono fondanti dell’essere umano, forse non fa poi così male».
Tra le vicende della resistenza, questa è una di quelle meno conosciute, almeno fuori dalla scautismo. Come mai?
«In realtà è presto per dirlo. Anche all’interno dello scautismo la storia delle Aquile Randagie era poco conosciuta fino a qualche anno fa. Questi ragazzi sono stati i custodi dell’associazione durante gli anni del fascismo. Finito il Ventennio, l’Associazione scout cattolici italiani (Asci) è stata ricostituita ma loro non si sono esposti. Dopo la morte di uno dei protagonisti delle Aquile Randagie, monsignor Andrea “Baden” Ghetti, si è iniziato a sentire il bisogno di raccontare quello che era successo».
Cosa è rimasto delle Aquile Randagie?
«L’ultima Aquila Randagia, Giovanni Barbareschi, è morta il 4 ottobre dell’anno scorso, dopo la fine delle riprese del film. Quello che conta ora è che i ragazzi di oggi, non importa se scout o no, possano vedere quello che ha fatto un gruppo di loro coetanei quasi un secolo fa. Le Aquile Randagie sono ragazzi che hanno seguito un ideale e hanno avuto il coraggio di fare determinate scelte».
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