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Gianna Nannini senza freni: «Il coming out ghettizza. Gay? Perché preferisco fr**io»

01 Ottobre 2019 - 19:11 Redazione
La cantante 63enne è stata intervistata da «Vanity Fair» dove ha raccontato della sua adolescenza e della sua dipendenza dalle droghe

Il 2 ottobre Gianna Nannini uscirà con il suo nuovo album: La Differenza. Ma a un giorno dal lancio del suo ultimo lavoro a far parlare sé sono soprattutto le sue ultime dichiarazioni rilasciate al settimanale Vanity Fair. In un’intervista fiume, dai problemi dell’adolescenza al debutto nel mondo della musica, Gianna Nannini non usa mezzi termini per parlare della sua crescita, personale e artistica.

«Ami gli uomini? Ami le donne? Sempre le stesse domande, davanti alle quali uno vorrebbe dire soltanto: “Ma te li fai i cazzi tuoi? Eppure sarebbe semplice: a me le divisioni, a partire da quelle di genere, non mi hanno mai interessato granché», racconta Nannini.

«Ho sempre amato uomini e donne e soprattutto non ho mai avuto freni nel sentire e seguire quello che volevo. Le ho sempre rifiutate, le definizioni. Al termine “coming out”, che ghettizza, ho sempre preferito la parola libertà. Alla parola gay, che ti pretenderebbe felice e ormai non usano più neanche in America quando indicono un pride, preferisco frocio. Chi è libero nel linguaggio è libero dentro».

A 63 anni Nannini parla della sua sessualità e del suo orientamento. Ma non solo. La cantante si è lasciata andare anche al racconto dei suoi problemi con la droga. «La Gianna che c’era prima riposa in un cimitero», afferma Nannini che racconta la sua dipendenza: «Tranne l’eroina, le ho provate tutte. Dalla cocaina, per un po’ di tempo, quasi quarant’anni fa, sono stata dipendente. Ero a Londra e ce la portavano in studio con la stessa semplicità con cui oggi ti consegnerebbero un panino. Non stavo mai senza, ci viaggiavo, ero del tutto incosciente», spiega la cantante.

«Un giorno vado in bagno e mentre scarto il sasso rosa, quello mi cade nel cesso. Lo vedo sparire nell’acqua e, mentre si scioglie lentamente e sto per metterci le mani dentro, mi dico: “Non posso fare questa cosa, non posso ridurmi così” – continua Nannini – Ho smesso lì. Il giorno dopo. Poi ho avuto una ricaduta, ma dopo aver fatto un tiro e aver bevuto una tequila prima di un concerto, collassai e dissi definitivamente basta».

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