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Shana tova, buon anno a tutti! Una guida per conoscere il capodanno ebraico

01 Ottobre 2019 - 06:40 Felice Florio
Il suono del corno di montone, i cibi simbolici, il divieto di utilizzare dispositivi elettronici: una tradizione che si protrae nel tempo e che pochi conoscono

Il primo ottobre si chiudono i festeggiamenti del Rosh haShana, l’inizio del nuovo anno secondo il calendario ebraico. Una tradizione antica che prevede riti in sinagoga, cibi dal forte valore simbolico e l’ascolto del suono di un’antichissimo corno. Un augurio, dunque, l’shanah tovah techatemu ve tikatevu, ovvero “che il tuo nome possa essere inscritto e serbato – nel Libro della Vita, il registro dove dio scrive i nomi delle persone destinate al paradiso -, per un buon anno”.

Quando si festeggia?

Ogni anno il Rosh haShana si celebra in un giorno diverso. Per calcolare la data esatta, però, bisogna seguire il calendario ebraico, diverso da quello gregoriano: si tratta di un calendario lunisolare, ovvero calcolato in base ai cicli lunari e solari, il cui anno può essere composto da 12 o 13 mesi. Nel 2019, il Rosh haShana è iniziato la sera di domenica 29 settembre e finisce la sera del primo ottobre.

I giorni di penitenza

È il capodanno numero 5780 e si posiziona nel calendario ebraico il primo giorno di tishri, il primo mese dell’anno. Il Rosh haShana dà avvio a un periodo sacro che culmina in occasione del Yom Kippur. Durante questi 10 giorni, detti penitenziali, ogni ebreo deve analizzare il proprio anno, un esame di coscienza delle trasgressioni ai precetti ebraici e dei torti fatti ai propri conoscenti. In tal caso, è d’obbligo chiedere il perdono della persona offesa. Solo così si arriva con animo penitente al Yom Kippur, il giorno dell’espiazione in cui dio decide se perdonare o meno i fedeli.

Come si celebra?

Le restrizioni più importanti che gli ebrei devoti devono seguire durante il Rosh haShana sono le stesse dello Shabbat, la festa del riposo celebrata ogni sabato dell’anno. Quindi, tra i vari obblighi, non bisogna utilizzare qualsiasi tipo di dispositivo elettronico, guidare e scrivere. L’invito è a frequentare la sinagoga per partecipare alle funzioni religiose.

Zikron teruah, la memoria del soffio

Un rito, mistico e affascinante, è quello dell shofar, un corno di montone suonato in sinagoga. Nella stessa Torah il Rosh haShana è descritto come Zikron teruah, memoria del soffio, per ricordare il suono che dalle nubi sulla cima del monte Sinai fece tremare il popolo di Israele. Spesso citato nei testi sacri come segnale di battaglia, il suono dello shofar va ascoltato 101 volte durante il capodanno ebraico.

Come si usa lo shofar?

Chi lo suona, deve emettere suoni di varia durata: tekiha, un suono grave e lungo, shevarim, tre brevi colpi, e teruah, nove e o più suoni brevi. L’ordine in cui dev’essere composta la melodia è il seguente:

  1. Tekiah – Shevarim – Teruah Tekiah;
  2. Tekiah – Shevarim – Tekiah;
  3. Tekiah – Teruah – Tekiah.

I soffi vengono ripetuti tre volte, per un totale di 30 suoni. La sequenza, durante il Rosh haShana, viene riprodotta tre volte, più una breve sequenza di 10 suoni: così si arriva ai 100 soffi, più uno che chiude la preghiera del capodanno.

Tutti a tavola

Sono i Seder, le due cene da consumare durante il Rosh haShana, due momenti fondamentali del capodanno. Durante il primo Seder si recitano brevi preghiere alternati da una cospicua varietà di portate. Dai cibi dolci, tipica la mela intinta nel miele, ai cibi che rappresentano la molteplicità, come il simbolico melograno.

Un anno dolce e prospero, insomma. La circolarità dell’anno si identifica nella challa, un pane tondo. Un’altra consuetudine è servire qualche parte di animale che faccia parte della testa, come rimando al capo dell’anno appunto. La seconda sera, invece, nel Seder vengono portati in tavola più varietà di frutta possibile: questo per sottoporle al Shehecheyanu, “Colui che ci ha dato la vita”, benedizione recitata da oltre 2.000 anni dagli ebrei per celebrare nuove esperienze o ricorrenze che non avvengono da tempo.

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