Il Wto dà ragione agli Usa: via libera ai dazi contro l’Europa per 7,5 miliardi. Conte: «Confidiamo in attenzione dall’alleato Usa»
Prima era toccato alla Cina, ora la mazzata sta per colpire anche l’Europa. L’organizzazione mondiale del commercio ha dato il via libera all’imposizione di dazi all’Ue da parte degli Stati Uniti per 7,5 miliardi di dollari. Gli Usa accusano l’Unione europea di aver fornito aiuti illegali ad Airbus. La decisione permetterà a Washington di imporre tariffe sull’export europeo, come sanzioni per gli aiuti di stato concessi da Bruxelles alla compagnia aerea.
La sentenza segna un momento chiave nella disputa ultradecennale tra i due blocchi economici. Nei prossimi mesi è atteso un pronunciamento analogo, questa volta chiesto dall’Europa contro gli aiuti concessi da Washington a Boeing. Si tratta di una cifra record quella riconosciuta oggi dal Wto, e fa riferimento a una sentenza contro l’Ue per il dossier Airbus pronunciata a maggio 2018.
Il pronunciamento odierno non chiude il contenzioso. Si prevede infatti che l’anno prossimo il Wto si pronuncerà su quanti dazi potrà imporre l’Ue contro gli Usa, a sua volta sanzionata per Boeing. Ad essere colpito sarà soprattutto il Made in Italy, come annunciato nei giorni scorsi da Coldiretti che ha stimato come la tassa sull’import di uno dei prodotti simbolo del mercato italiano, il parmigiano, passerà da 2,15 dollari a 15 dollari. Secondo il consorzio del Parmigiano, a un simile aumento corrisponderà un crollo dei consumi stimato dell’80-90%.
Il Caso
Lo scorso anno, il tribunale dell’Organizzazione mondiale del commercio aveva accolto il reclamo di Boeing in merito ai 20 miliardi di dollari di sussidi erogati da Bruxelles A maggio dello scorso anno, il tribunale della Wto ha accolto il reclamo di Boeing su circa 20 miliardi di dollari di sussidi per la costruzione degli A350 e A380. Boeing aveva accusato l’Unione europea di non aver rispettato le norme sulla concorrenza avvantaggiando così la compagnia aerea rivale.
I beni che saranno colpiti dalle nuove “sanzioni” americane rientrano in un paniere potenziale dal valore di 25 miliardi di dollari. Se per la gran parte si tratta di componentistica proveniente da quattro Paesi facenti parte del gruppo Airbus, come riporta Il Sole 24 ore, Francia, Regno Unito, Germania e Spagna, dall’altra tra i prodotti colpiti risultano anche beni alimentari e beni di lusso.
La reazione della borsa
Le Borse europee scivolano dopo la decisione del Wto. L’indice d’area stoxx 600 cede il 2,1%. La peggiore è Londra (-2,6%), ma soffrono anche Parigi (-2,2%), Francoforte (-1,8%), Madrid e Milano (-1,7%). La Borsa di Milano peggiora ancora con il Ftse Mib che cede il 2% a 21.503 punti, in linea con gli altri listini europei. A Piazza Affari scivolano Tim (-4,8%) e Buzzi (-4%). Andamento negativo anche per le banche ad eccezione di Banco Bpm (+1,5%) con l’idea di fusione con Ubi (-0,1%). Lo spread tra Btp e Bund si attesta a 141 punti con il rendimento del decennale italiano allo 0,89%.
Le preoccupazioni in Italia e in Europa
«L’Italia si rende perfettamente conto che c’è una tensione commerciale a livello globale e, sicuramente, la prospettiva di questo confronto sui Dazi tra Stati Uniti e Ue non può non considerare che siamo coinvolti come Unione Europea – ha detto il premier Giuseppe Conte da Cagliari – tuttavia confidiamo di poter ricevere attenzione dal nostro tradizionale alleato su quelle che sono alcune nostre produzioni strategiche».
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«Era nell’aria che ci sarebbe stato questo esito dell’arbitrato presso la Wto – ha aggiunto Conte – Ora, questo problema è molto importante: ieri ho ricevuto il segretario di Stato Usa Mike Pompeo e questo è stato uno dei temi che ho toccato». «Anche se gli Stati Uniti hanno avuto l’autorizzazione dal Wto, scegliere di applicare le contromisure adesso sarebbe miope e controproducente – ha scritto la commissaria Ue al commercio Cecilia Malmstroem in una dichiarazione – Restiamo pronti a trovare una soluzione equa, ma se gli Usa decidono di imporre le contromisure autorizzate dal Wto, la Ue non potrà che fare la stessa cosa».
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