Expo, depositate le motivazioni della condanna a Sala: «Cambiò i verbali ma evitò il fallimento»
I giudici del tribunale di Milano hanno depositato le motivazioni della sentenza di condanna a 6 mesi nel processo “Piastra Expo” con pena attenuata per Giuseppe Sala: rimane l’elemento di consapevolezza del reato, ma ,con la retrodatazione degli atti, il sindaco di Milano ha evitato il fallimento dell’Expo 2015. Per i magistrati non ci sarebbe stata alcuna volontà di avvantaggiare uno dei concorrenti in gara per gli appalti.
Secondo i giudici Paolo Guidi, Angela Laura Minerva e Chiara Valori, non regge la tesi della difesa, per la quale Sala non si sarebbe accorto della retrodatazione negli atti. Il documento in questione, infatti, era «atteso» da una precedente riunione e aveva «estrema rilevanza in quel momento». Dunque «non poteva essere confuso con altri portati alla firma dell’Ad».
La condanna era arrivata lo scorso 5 luglio. I 6 mesi di carcere erano poi stati convertiti in una pena pecuniaria di 45mila euro, per con la motivazione che «l’imputato ha agito per motivi di particolare valore sociale». Le accuse per l’allora commissario unico e amministratore delegato dell’evento sono di falso materiale e ideologico, avanzate per la retrodatazione dell’atto di nomina di una commissione di gara di un appalto, la cosiddetta – appunto – “Piastra dei servizi”.
«Egli era certamente consapevole del fatto che si accingeva, nel momento in cui apponeva la firma, a creare degli atti retrodatati», si legge nelle motivazioni. Tuttavia «non è emersa alcuna volontà di avvantaggiare taluno dei concorrenti alla gara o danneggiarne altri, ma solo quella di assicurare la realizzazione in tempo delle infrastrutture necessarie per la realizzazione e il successo dell’Esposizione universale del 2015, risultato poi conseguito ed unanimemente riconosciuto».
Nello stesso processo sono stati già assolti gli altri tre imputati: l’ex manager di Expo Angelo Paris, accusato di falso in concorso con Sala e di tentato abuso d’ufficio, l’ex direttore generale di Infrastrutture Lombarde Antonio Rognoni, accusato di turbativa d’asta sulla gara d’appalto, e Piergiorgio Baita, ex presidente della Mantovani spa che vinse la gara, accusato di tentato abuso d’ufficio.