Cucchi, il pm: «Non è un processo all’Arma, ma a chi ha violato il giuramento di fedeltà» – Il video
È cominciata poco dopo le dieci, nell’aula bunker di Rebibbia, a Roma, la fase conclusiva della requisitoria del pm Giovanni Musarò nel processo per la morte di Stefano Cucchi, il geometra romano arrestato nell’ottobre 2009 per droga e morto una settimana dopo nel reparto detenuti dell’ospedale Pertini di Roma. In tarda mattinata ci saranno le richieste di condanna del rappresentante della pubblica accusa.
Sul banco degli imputati ci sono cinque carabinieri: Alessio Di Bernardo, Raffaele D’Alessandro e Francesco Tedesco, tutti accusati di omicidio preterintenzionale e abuso d’autorità (Tedesco anche di calunnia nei confronti degli agenti della Penitenziaria assoluti in via definitiva); Vincenzo Nicolardi e Roberto Mandolini, tutti accusati di calunnia (Mandolini, anche di falso).
«Questo non è un processo all’Arma dei Carabinieri, ma è un processo contro cinque esponenti dell’Arma dei Carabinieri che nel 2009 violarono il giuramento di fedeltà alle leggi e alla Costituzione, tradendo innanzitutto
l’Istituzione di cui facevano e fanno parte», dice il pubblico ministero Giovanni Musarò.
«A dimostrazione, il fatto che l’Arma dei Carabinieri sia dalla nostra parte, affianco alle parti civili, visto che si è costituita in questo processo», dice Musarò. «Non si può sottacere che straordinaria importanza ha assunto la costituzione di parte civile del Comando Generale dei Carabinieri nel cosiddetto processo dei depistaggi».