Audizione Gentiloni a Bruxelles, fumata bianca per l’ex premier
Nonostante le critiche ricevute nel corso dell’audizione, la nomina di Paolo Gentiloni a commissario designato per l’Economia, nella nuova Commissione guidata da Ursula von der Leyen, è stata approvata. A dare la conferma è stata Irene Tinagli, eurodeputata del Partito democratico, nonché Presidente della commissione Affari economici e monetari del Parlamento europeo.
Tinagli ha spiegato, al termine della seduta dei coordinatori parlamentari, che le critiche sollevate durante l’audizione sono state superate. Due i coordinatori meno favorevoli – del partito verde Gue/Ngl e del blocco sovranista Identità e Democrazia – ma non a tal punto da forzare il voto. Pronta quindi la lettera di sostegno a Gentiloni.
I dubbi del Ppe su Gentiloni
Superate anche le reticenze di Marks Ferber, eurodeputato tedesco, uno dei sette coordinatori parlamentari – oltre a lui: S&D Jonás Fernández; ECR Derk-Jan Eppink; Renew Luis Garciano; GUE/NGL José Gusmão; Verdi/EFA Sven Giegold; ID Gunnar Günter Beck, chiamati a valutare la sua candidatura – che per primo aveva criticato Gentiloni.
Con l’audizione ancora in corso Ferber aveva scritto su Twitter: «Per due ore Paolo Gentiloni non ha risposto a nessuna domanda. È un vero politico ma non è abbastanza per diventare Commissario». Un commento che faceva presagire che la conferma a Commissario di Gentiloni non sarebbe arrivata in giornata e apriva alla possibilità di un voto dei membri della commissione.
For two hours @PaoloGentiloni has not answered any question. He is really politican, but that is not enough to become commissioner. #EPhearings2019 @EPPGroup @CDU_CSU_EP
— Markus Ferber (@MarkusFerber) October 3, 2019
Anche l’eurodeputato rumeno Siegfried Muresan, membro della commissione bilancio e vicepresidente del gruppo al Parlamento, ha preso parola su Twitter per criticare Gentiloni in un messaggio che ricorda molto quello del suo collega di partito Marks Ferber: «Dopo due ore di audizioni con Paolo Gentiloni non sappiamo quale sia la sua posizione. Non solo non ha risposto a nessuna delle nostre domande concretamente. Dobbiamo conoscere con precisione la sua posizione in merito alla tassa sul digitale, alla tassa sul carbone e sulle risorse dell’Ue prima di una possibile approvazione».
After 2 hours of hearing with Paolo #Gentiloni we do not know where he stands. He has not answered any of our questions in concrete terms. We need to know where the EU Commisisoner for Economy stands on digital tax, on carbon tax and on EU own resources BEFORE we give green light
— Siegfried Muresan (@SMuresan) October 3, 2019
Eppure alla fine il Ppe ha votato compatto a favore di Gentiloni. Più che un improvviso cambio di strategia (o di giudizio), probabilmente Ferber, come ha suggerito l’ex presidente del parlamento Antonio Tajani, ha dovuto fare i conti con l’opinione di maggioranza nel suo gruppo che non ha voluto affossare la candidatura dell’ex premier italiano.
Il commissario “per la flessibilità”
Alternando l’italiano e l’inglese, Gentiloni ha aperto il suo discorso con un confronto generazionale. Prima una parola per i giovani – «Non vogliamo deludere le ansie dei giovani legate al cambiamento climatico» – poi per la sua generazione che «ha avuto tanto dall’Unione europea». «Se confermato mi preparo a vivere questa responsabilità con umiltà e coraggio – ha continuato Gentiloni – L’impegno dell’Europa è sempre stato al centro del mio impegno politico».
Ma al centro del suo discorso – e di molte domande che sono seguite – c’è il tema della flessibilità da concedere o negare ai vari stati membri in termini di investimenti e spesa pubblica. Di più i commenti a favore di una maggiore flessibilità, ma diversi i tentativi di rassicurare chi, con spirito critico, battezza Gentiloni il commissario “della flessibilità”
Una posizione che lo ha costretto a varie acrobazie, alternando elogi della flessibilità a rassicurazioni sulla «sostenibilità dei conti», da garantire facendo uso «delle flessibilità quando necessarie, per ottenere una fiscal stance appropriata e consentire alle politiche di bilancio di giocare un ruolo di stabilizzazione e promuovere gli investimenti». Con un occhio sui conti pubblici e sempre nell’ottica di ridurre il debito pubblico «come qualcuno a cui sta profondamente a cuore l’impatto potenzialmente destabilizzante del debito alto quando l’economia va male».
«Non sarò il rappresentante di un singolo governo»
Rassicurazioni su tutti i fronti, sia nel suo discorso, sia nelle risposte alle domande degli eurodeputati, anche per convincere i suoi interlocutori che non sarebbe stato il Commissario per l’Italia oltre che per la flessibilità: «Non sarò il rappresentante di un singolo governo nella commissione ma sarò il commissario agli Affari economici e avrò a che fare con le 27 bozze di leggi di stabilità».
Incalzato sia dell’eurodeputato tedesco Markus Ferber prima e poi da diversi eurodeputati italiani – tra cui Antonio Maria Rinaldi (Lega – gruppo Identità e Democrazia) – che chiedevano al candidato Commissario se e quanto sarebbe stato indulgente rispetto al bilancio del Governo italiano per il 2020, Gentiloni ha preferito non rispondere, sostenendo che fosse sbagliato entrare nel merito visto che il budget non era ancora stato finalizzato.
@Rinaldi_euro rilancia : guarda che il Nadef è passato dal Cdm, quindi la Finanziaria non sarà tanto diversa
— Musso (@Musso___) October 3, 2019
Gentiloni non risponde
Rassicurazioni anche sul fronte personale: alla domanda dell’eurodeputata Manon Aubry della sinistra Gue sul proprio investimenti finanziari in portafoglio, Gentiloni ha confermato di aver liquidato i suoi investimenti, aggiungendo, che non si trattava di un portafoglio milionario «come hanno scritto alcuni giornali». Tra gli investimenti liquidati nel suo portfolio – di un valore complessivo di circa €620,000 – ci sarebbero anche €100 mila in azioni Amazon.
Come funzionano le audizioni
Come tutti i candidati a ricoprire la carica di commissario, Gentiloni è stato chiamato a rispondere alle domande dei coordinatori parlamentari e dei deputati. Dopo le audizioni, i coordinatori devono decidere se approvare all’unanimità le candidature. In caso di mancata conferma, si passa al voto di tutti i membri della Commissione (60 in totale) dove almeno due terzi devono votare a favore. In un’eventuale terza votazione, basterebbe una semplice maggioranza.
I coordinatori dispongono anche di un’altra arma: possono chiedere al candidato di rispondere per iscritto ad altre domande dopo l’audizione. Le audizioni non sono previste nei trattati europei: infatti la presidente Ursula von der Leyen non è tenuta necessariamente a rispettare il verdetto delle commissioni, anche se questo vorrebbe dire sfidare il Parlamento quando il 23 ottobre dovrà approvare – o bocciare – il suo gabinetto.
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