Fondi russi alla Lega, l’audio di Savoini al Metropol è utilizzabile: in uno screenshot dettagli del negoziato
L’audio della presunta trattativa sull’affare petrolifero del 18 ottobre scorso all’hotel Metropol di Mosca non è di provenienza anonima. Per questo i giudici del Riesame di Milano hanno rigettato l’istanza della difesa di Gianluca Savoini contro i sequestri di cellulari e documenti sostenendo inammissibili i file audio come prove nell’inchiesta milanese sui presunti fondi russi alla Lega perché la loro provenienza era ignota. I giudici hanno invece chiarito che la fonte da cui proveniva l’audio non era anonima, ma semplicemente non è stata rivelata dal giornalista dell’Espresso che aveva consegnato il file ai pm. Il cronista si è infatti avvalso del segreto professionale e quindi aveva tutto il diritto di non rivelarla. Quel giorno il giornalista anzi ha assicurato di essere stato presente nella hall dell’albergo: «tanto da essere riuscito a percepire direttamente qualche parola, nonché a riconoscere e fotografare alcuni dei presenti». L’avvocato Lara Pellegrini, difensore di Savoini, aveva anche contestato l’utilizzabilità dell’audio perché in lingua inglese. Tesi respinta dai giudici, che hanno fatto notare come lo stesso Savoini, al tavolo con altri due italiani (Gianluca Meranda e Francesco Vannucci) e tre russi, parlava regolarmente in inglese con i suoi interlocutori.
Il riesame ha poi aggiunto che il sequestro «risulta sufficientemente motivato in merito alla necessità di acquisire tutta la documentazione cartacea ed informatica (screenshot) contenente riferimenti alla negoziazione che ha preceduto l’incontro registrato presso la hall dell’hotel Metropol in Mosca il 18 ottobre 2018, nonché ogni altra documentazione relativa all’esecuzione dell’accordo illecito, anche al fine di identificare compiutamente tutti i soggetti coinvolti nella vicenda».
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