La botanica di Leonardo e gli spunti per il sostenibile: a Firenze la mostra sugli studi delle piante del genio da Vinci
Uno spunto per ripensare il sostenibile arriva direttamente dal Quattrocento e dal Cinquecento italiani. Al culmine delle celebrazioni leonardiane per i 500 anni dalla sua morte, si è aperta venerdì 13 settembre a Firenze La Botanica di Leonardo, una grande mostra che esplora gli studi botanici di Leonardo da Vinci, ancora poco noti al grande pubblico.
Un’esposizione che approfondisce il suo pensiero scientifico “universale”, ricchissimo di spunti per chi, come noi contemporanei, è chiamato a ripensare in profondità il rapporto fra essere umano e natura.
La mostra, curata da Fritjof Capra (fisico e teorico dei sistemi e studioso di Leonardo da Vinci), Stefano Mancuso (una tra le massime autorità mondiali nel campo della neurobiologia vegetale), Valentino Mercati (fondatore e presidente di Aboca) e promossa dal Comune di Firenze, è stata ideata e prodotta da Aboca, healthcare company toscana, con il coordinamento scientifico e l’organizzazione di MUS.E, l’associazione in-house del Comune di Firenze che cura la valorizzazione del patrimonio dei Musei civici fiorentini.
Si tratta di un vero e proprio «viaggio tra fogli originali, elementi naturali e installazioni interattive che diventa occasione di riflessione sull’evoluzione scientifica e sulla sostenibilità ambientale».
«Rileggere oggi il Leonardo pensatore sistemico, portatore di una profonda comprensione del mondo naturale, e delle relazioni fra tutte le forme di vita, è un modo universale di riportare l’attenzione sulle proprietà dei complessi naturali e di validare scientificamente ciò che per il genio era solo un’intuizione», dice Massimo Mercati, amministratore delegato di Aboca.
L’ennesima eredità di Leonardo
Dai meravigliosi disegni di Windsor ai delicati schizzi nei suoi taccuini, dagli appunti sulla morfologia e sulla fisiologia botanica alla specifica trattazione nel Libro della Pittura, le tracce che Leonardo ci ha lasciato del suo interesse verso il mondo vegetale offrono un punto di vista inedito tanto sul suo pensiero quanto sulla sua eredità.
Leonardo non ha indagato le infinite possibilità della scienza e della tecnica per dominare la natura. Sebbene non ne comprendesse sempre i meccanismi e le ragioni, aveva un profondo rispetto per la sua complessità e restò sempre convinto che l’ingegno della natura fosse superiore a quello dell’essere umano e intuì la saggezza che riposa nel rispettare la natura ed imparare da essa.
Un’ecologia profonda, che considera il mondo interconnesso e interdipendente, riconoscendo il valore intrinseco di tutti gli esseri viventi. Ecco perché l’eredità di Leonardo è oggi ancora più rilevante: se le nostre scienze e le nostre tecnologie hanno incredibilmente ristretto i loro ambiti di ricerca e di azione, Leonardo ci invita a recuperare una prospettiva interdisciplinare, a guardare in forma unitaria le sfaccettature della natura, ad assumere un atteggiamento che guarda alla complessità: in breve, a “farci universali”. Ciò di cui abbiamo bisogno oggi è probabilmente proprio il pensiero che Leonardo da Vinci delineò cinquecento anni fa.
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