Netflix, la procura di Milano indaga sul colosso dello streaming: «Incassa milioni senza pagare tasse»
Centinaia di milioni di euro escono dalle tasche degli italiani e finiscono nelle casse di Netflix. Tutto lecito, si paga un abbonamento che oscilla tra gli 8 e i 16 euro mensili e in cambio si riceve un servizio. La domanda, però, è: quante tasse versa allo Stato il colosso dello streaming? Zero.
Netflix non ha nessun lavoratore in Italia, tanto meno una sede legale o una società affiliata. L’indagine per omessa dichiarazione dei redditi è ardua, ma la sta tentando Gaetano Ruta, procuratore del palazzo di Giustizia milanese. Ad affidargliela il procuratore capo Francesco Greco.
La particolarità di Netflix
C’è una grossa differenza rispetto alle inchieste passate sugli altri giganti del web come Google, Amazon e Facebook che, insieme ad altri gruppi, hanno permesso allo Stato italiano di riscuote 5,6 miliardi di euro di imposte e sanzioni. In quei casi si parlava di «stabile organizzazione» di persone occultata al fisco.
La piattaforma di streaming, come detto, non ha alcuna sorta di organizzazione in Italia. L’indagine milanese farà scuola nelle giurisprudenze internazionali, ma adesso bisogna vedere come agirà la procura: non ci sono organizzazioni sul territorio italiano, nessuna struttura o persona che contribuisca in modo rilevante al guadagno di Netflix.
Una nuova concezione di presenza sul territorio
Le intenzioni di procura e guardia di finanza sono di proseguire le indagini secondo il filone della «stabile organizzazione materiale» occulta. Come? Benché Netflix non abbia una sede fisica – tantomeno persone – sfrutta cavi, fibre ottiche e server che andrebbero intesi come le strutture che contribuiscono a trasmettere i servizi, ma anche a profilare gli utenti, proponendo contenuti mirati e offerte di abbonamento.
Nell’era di Internet, gli uffici diventano i chilometri di cavi e sarebbe questa la «stabile organizzazione materiale» di Netflix. D’altronde, senza le infrastrutture su tutto il territorio che consentono l’accesso rapido a internet, la piattaforma non potrebbe raggiungere l’1,4 milioni di abbonati italiani.
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