Arriva il decreto Di Maio-Bonafede per il rimpatrio dei migranti: da 2 anni a 4 mesi per migranti da 13 Paesi
Arriva il decreto Di Maio-Bonafede per il rimpatrio dei migranti, firmato anche dalla ministra dell’Interno Luciana Lamorgese. Il ministro degli Esteri e quello della Giustizia rimettono al centro l’obiettivo di riportare a casa chi vive in Italia senza permessi regolari.
Il fulcro della questione è la riduzione dei tempi di rimpatrio per i paesi considerati “sicuri”, grazie anche a degli accordi bilaterali da ratificare e rafforzare: «I cittadini per cui i meccanismi di rimpatrio sono accelerati a 4 mesi da due anni sono da: Algeria, Marocco, Tunisia, Albania, Bosnia ed Erzegovina, Capoverde, Ghana, Kosovo, Montenegro, Senegal, Serbia, Ucraina e Macedonia del Nord. Su un totale di 7mila arrivi al 27 settembre 2019, oltre un terzo di quelli arrivati in Italia appartengono a uno di questi Paesi».
Di Maio ha parlato di fondi di rimpatrio e ha annunciato viaggi in Marocco e in Tunisia per implementare gli accordi sui rimpatri – che già sono in vigore. «La redistribuzione non è la soluzione definitiva. Se abbiamo leggi per cui le persone che arrivano non possono restare, noi dobbiamo fare di più».
«In quattro mesi i migranti saranno rimpatriati, ora si impiegano anche tre anni», aveva anticipato il 3 ottobre Di Maio, annunciando un cambio di prospettiva negli interventi. Non più concentrarsi solo sugli sbarchi, ma puntare il focus sullo step successivo: «Sui rimpatriati siamo fermi all’anno zero».
Il decreto rimpatri – e il suo annuncio – arriva proprio nelle ore in cui si ricomincia la discussione sullo ius culturae, la cittadinanza per i ragazzi che studiano in Italia. Per Di Maio non si tratta di una priorità, ma per una parte del Movimento, come Brescia e Fioramonti, è una svolta necessaria che non può aspettare.
Intanto continuano gli sbarchi a Lampedusa e il tentativo di rimpatrio dei cittadini tunisini arrivati nelle ultime settimane. I tunisini non possono sempre fare richiesta di asilo: la procedura classica è la consegna di un foglio di via per tornare nel loro Paese di provenienza. Non di rado, i migranti che alloggiano negli hotspot tentano fughe durante la notte per scappare in nord Europa e non essere rimpatriati.
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