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Ilaria Alpi, nuove indagini sulla giornalista Rai uccisa dopo 25 anni di misteri: le tappe dell’inchiesta, tutte le false piste

04 Ottobre 2019 - 16:48 Redazione
Non si ferma la ricerca della verità da parte della giustizia italiana per la giornalista Rai morta in Somalia nel 1994 con il collega Miran Hrovatin

Ci sarà un supplemento di indagini nel caso della giornalista Ilaria Alpi. Il gip di Roma Andrea Fanelli ha sottolineato: «In una vicenda segnata da tanti lati oscuri e financo da errori giudiziari, l’approfondimento, condotto senza riserve, degli ulteriori temi di indagine appare essenziale».

Il giudice ha poi aggiunto che le indagini siano operate con rinnovata dedizione. al monito perché le indagini siano operate con rinnovata dedizione.

Le tappe: 25 anni di misteri e false piste

Sono trascorsi oltre 25 anni dall’omicidio di Ilaria Alpi e dell’operatore Miran Hrovatin e ancora restano i misteri su mandanti, killer e, soprattutto, sul movente. Ecco le tappe della vicenda.

20 marzo 1994. Ilaria Alpi, 28 anni, inviata in Somalia per il Tg3, viene uccisa nel corso di una sparatoria a Mogadiscio assieme all’operatore Miran Hrovatin, 45 anni. Un commando di sette persone si affianca alla loro auto, esplode numerosi colpi di kalashnikov, poi si dà alla fuga. I due giornalisti erano impegnati a seguire la missione Onu “Restore Hope”. Per la Alpi si trattava della settima missione in Somalia.

22 marzo 1994. La procura di Roma avvia un’inchiesta. Il fascicolo viene affidato al pm Giuseppe Pititto il quale scopre che sul corpo della giornalista è stato fatto solo un esame esterno. Nessuna autopsia.

9 aprile 1996. Il pm iscrive sul registro degli indagati, quale mandante del delitto, il sultano di Bosaso, Abdullahi Mussa Yussuf, l’ultima persona che la Alpi aveva intervistato prima di morire, per fare luce su un presunto traffico di armi effettuato dai pescherecci di una società italo-somala. La posizione del sultano, che aveva sempre respinto le accuse, sarà poi archiviata.

8 maggio 1996. La salma di Ilaria Alpi viene riesumata per una nuova perizia. Ma le conclusioni degli esperti sono contraddittorie: non si capisce se la cronista sia stata uccisa con un colpo sparato a bruciapelo, a mo’ di esecuzione, o a distanza.

12 gennaio 1998. Per concorso in duplice omicidio volontario viene arrestato il cittadino somalo Omar Hashi Hassan, indicato quale componente del commando. A sollecitare l’arresto è il pm Franco Ionta al quale il procuratore capo Salvatore Vecchione decide di affidare l’inchiesta, revocando la delega a Pititto e facendo ripartire da zero gli accertamenti.

20 luglio 1999. Hassan viene assolto dalla Corte d’assise di Roma “per non aver commesso il fatto”. Il pm aveva chiesto la condanna all’ergastolo.

24 novembre 2000. La Corte d’assise d’appello ribalta la sentenza di primo grado e condanna Hassan al carcere a vita. Per il somalo scattano in aula le manette. Fortemente critici i genitori di Ilaria: si tratta di «una sentenza nera, non ci accontentiamo di questa verità. Vogliamo i mandanti veri».

10 ottobre 2001. La Corte di Cassazione conferma la condanna per omicidio volontario ma, annullando la sentenza di secondo grado limitatamente all’aggravante della premeditazione e alla mancata concessione delle attenuanti generiche, rinvia il procedimento per nuovo esame ad altra sezione della Corte d’assise d’appello.

10 maggio 2002. Comincia il processo d’appello bis. Nell’arco di varie udienze, sfilano dirigenti e funzionari della Digos, del Sismi e del Sisde. Rimane il segreto sulle due fonti che nei mesi precedenti hanno fornito notizie su mandanti ed esecutori del duplice delitto. L’articolo 203 del codice di procedura penale non consente di rivelare l’identità di tali fonti impedendo alla stessa magistratura di svolgere indagini.

26 giugno 2002. Hassan viene condannato a 26 anni.

31 luglio 2003. Nasce la commissione parlamentare d’inchiesta Alpi-Hrovatin. A presiederla è l’avvocato Carlo Taormina.

23 febbraio 2006. La Commissione si spacca e termina i suoi lavori con tre relazioni, una di maggioranza e due di minoranza. Ufficialmente la Commissione si schiera per l’ipotesi di un tentativo di rapina o di rapimento «conclusosi accidentalmente con la morte delle vittime». La versione alternativa invece ipotizza che la Alpi avesse scoperto un traffico di armi e di rifiuti tossici illegali nel quale erano coinvolti anche l’esercito e altre istituzioni italiane.

10 luglio 2007. La procura di Roma chiede l’archiviazione dell’inchiesta-stralcio sull’omicidio: non è stato possibile accertare altre responsabilità oltre a quella di Hassan. L’inchiesta era stata aperta subito dopo la condanna dell’unico imputato, per il quale si era ipotizzato il “concorso con ignoti”.

14 febbraio 2010. Il gip Emanuele Cersosimo boccia la richiesta di archiviazione e ordina nuovi accertamenti: secondo il giudice il caso Alpi è un omicidio su commissione, con l’intento di far tacere i due reporter.

23 novembre 2010. Parte il processo contro Ahnmed Ali Rage detto “Gelle”, il principale accusatore di Hassan anche se le sue dichiarazioni, rese durante le indagini preliminari, non sono mai state confermate al processo. L’ipotesi di accusa è calunnia. Si costituiscono parte civile la madre di Ilaria e lo stesso Hassan.

18 gennaio 2013. Il tribunale di Roma assolve Gelle. Per i giudici della seconda sezione penale, il teste chiave non ha mentito.

16 dicembre 2013. La presidenza della Camera, su iniziativa della presidente Boldrini, avvia la desecretazione degli atti delle Commissioni d’inchiesta sui rifiuti e sul caso Alpi. Verranno desecretati nel maggio dell’anno successivo.

16 febbraio 2015. Gelle, nel frattempo fuggito all’estero, ritratta a ‘Chi l’ha visto?’ che lo ha intercettato in Inghilterra: «Hassan è innocente, io neanche ero presente al momento dell’agguato. Mi hanno chiesto di indicare un uomo».

14 genaio 2016. Su istanza degli avvocati di Hassan, la Corte d’appello di Perugia riapre il processo di revisione per il somalo. D’accordo anche il procuratore generale e le parti civili, cioè la Rai e la madre di Ilaria Alpi, che prima dell’udienza abbraccia Hassan.

19 ottobre 2016. La Corte d’appello di Perugia assolve – e dichiara subito libero Hassan – dall’accusa di duplice omicidio.

17 febbraio 2017. La procura di Roma avvia una nuova inchiesta che riguarda l’anomala gestione in Italia di Gelle.

4 luglio 2017. Nuova richiesta di archiviazione: per i pm non solo non appare possibile risalire ai mandanti e agli esecutori materiali del duplice delitto ma non esiste neppure alcuna prova di presunti depistaggi.

26 giugno 2018. Il gip Andrea Fanelli respinge la richiesta di archiviazione avanzata dalla procura e dispone ulteriori accertamenti da effettuarsi entro 180 giorni.

6 febbraio 2019. La procura di Roma chiede per la seconda volta al gip di archiviare l’inchiesta sull’omicidio di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin: i nuovi elementi vagliati, è la motivazione, si sono “rivelati privi di consistenza”.

13 marzo 2019: Federazione nazionale della stampa, Ordine dei giornalisti e Usigrai depositano l’atto di opposizione alla richiesta di archiviazione firmata dalla procura di Roma. La famiglia della giornalista chiede di approfondire nuovi spunti investigativi.

4 ottobre 2019. Il gip Andrea Fanelli rigetta per la seconda volta la richiesta di archiviazione avanzata dal pm della capitale, Elisabetta Ceniccola. Viene disposta, tra l’altro, l’acquisizione di atti relativi alle indagini sulla morte del giornalista Mauro Rostagno, ucciso dalla mafia nel 1988.

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