La battaglia dello Stato di New York per sconfiggere l’Hiv, investendo sulla prevenzione
Era il 1981 quando nello Stato di New York vennero segnalati i primi casi di Aids. Secondo stime del 2018 i nuovi casi erano 2500, si tratta di un conteggio tra i più bassi da parecchi anni. Il calo è dell’11% rispetto a un anno prima e del 28% rispetto al 2014. Bisogna tener conto anche del fatto che la diagnosi di infezione da Hiv non è più una condanna a morte senza appello. Grazie ai notevoli passi avanti compiuti dalla ricerca oggi è possibile restare sieropositivi abbassando notevolmente il pericolo di contagio, estendendo la speranza di vita. Oggi un sieropositivo può raggiungere la vecchiaia, a prescindere dal suo status sociale, mentre ancora nei primi anni ’90 grandi personalità come la prima voce dei Queen Freddie Mercury morivano prima di raggiungere i 50 anni. Recentemente il Governatore dello Stato di New York Andrew M. Cuomo ha rilasciato una dichiarazione in cui sostiene che l’epidemia di Aids dovrebbe essere sconfitta per il 2020.
Come si combatte la battaglia contro l’Hiv
Sono tre le strategie adottate per combattere l’infezione: identificazione, monitoraggio e profilassi. Non si tratta di una caccia all’untore, anche se tutt’oggi la disinformazione fa sì che i malati di Aids e i sieropositivi vengano discriminati sul lavoro, come risulterebbe da uno studio che ha coinvolto 24 mila adulti in nove Paesi dell’Unione Europea. In quest’ottica la profilassi deve andare di pari passo con l’educazione sessuale, visto che il rapporto sessuale è il mezzo con cui avviene con più probabilità il contagio. Monitorare e identificare è possibile solo dopo, sconfiggendo le barriere sociali che impediscono di effettuare dei controlli con serenità. Pensiamo alla situazione delicata dei minori.
Anche abbassare la guardia lanciandosi in facili entusiasmi potrebbe essere un problema. La data del 2020 stabilita dal Governatore di New York è da considerarsi puramente indicativa, anche se uno studio pubblicato recentemente su The Lancet fa ben sperare: chi contrae il virus e segue le terapie previste, abbassa infatti notevolmente la sua infettività. Sono 32mila le persone che a New York assumono i farmaci della «PrEP», ovvero la profilassi pre-esposizione. Si tratta di una pillola da assumere quotidianamente, prescritta a chi pur non avendo contratto l’Hiv è a rischio di contagio. La pillola contiene due farmaci che – secondo il Cdc (Center for disease control and prevention) – possono «impedire al virus di stabilire una infezione permanente». Chi segue questa strada regolarmente può giovare di un 99% di probabilità di essere protetto dal contagio per via sessuale.
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