Sparatoria in questura a Trieste, il racconto della poliziotta testimone: «Sembrava Beirut. Ha sparato 15 colpi»
«È stato come Beirut, non so quanti colpi sono stati esplosi, una infinità. Sembrava di stare a Capodanno». È questa la testimonianza che una poliziotta della questura di Trieste affida a un messaggio audio condiviso su una chat con alcuni colleghi dopo la sparatoria in cui sono morti due agenti di 31 e 34 anni. «La cosa più brutta – ha continuato – è stata di non poter fare niente, quell’uomo sparava a vista».
«Mia sorella e mio cognato erano passati a salutarmi quando ho visto arrivare i due colleghi con i due uomini. Io li tenevo d’occhio perché erano troppo vicini, tutti attaccati, senza manette ovviamente.
Uno dei due fa una battuta e ridiamo. Io guardo il collega perché quello che ha sparato scherzava sul fatto di fare basket e di essere alto. Insomma, una battuta del cavolo.
Poi loro entrano, io saluto mia sorella, entro. E come apro il portone della questura sento un colpo sordo ma in un primo momento non avevo capito perché il colpo era attutito dal portone massiccio in legno.
La piantona mi guarda e non mi dice niente. Poi vedo un collega dell’ufficio armi che scende di corsa e mi grida: “Dove sono?”.”Si sono sparati!” e io: “Come?”. Lui: “Si sono sparati”. Faccio un paio di passi a sinistra. Lui corre e mi fa: “Corri corri corri”, c’era un uomo con la pistola in mano.
Io sono scappata a destra e lui ha cominciato a sparare dappertutto, c’erano vetri e calcinacci dappertutto. Questo è uscito dalla questura, c’è stato un conflitto a fuoco. Un collega dall’atrio gli ha sparato nonostante fosse stato colpito.
Quando è uscito ha incontrato la macchina della mobile che stava arrivando e ha sparato di nuovo verso l’auto ad altezza uomo, colpendo il montante della portiera lato passeggero. I tre colleghi si sono buttati per terra, hanno “cecchinato” la macchina dietro, ma lui ha sparato 15 colpi e, ferito, si è accasciato a terra».
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