Cos’è il cuneo fiscale e perché la maggioranza litiga su questa parte della manovra
Per provare a ritrovare un po’ di sintonia tra Pd e Italia Viva sul taglio del cuneo fiscale, il vice-ministro Dem Antonio Misiani ha proposto di dare priorità ai lavoratori incapienti esclusi dal bonus di 80 euro di Matteo Renzi. Nella nota di aggiornamento al Def, che oggi sarà presentata dal ministro dell’Economia Gualtieri alle commissioni Bilancio di Camera e Senato, il governo ha previsto di dedicare 2,7 miliardi per il 2020 e il doppio per il 2021.
La cifra per il prossimo anno è stata giudicata troppo bassa da Renzi, che poi ha aggiunto di sostenere questa misura «in nome del quieto vivere, purché non alzino l’Iva»; ma anche da sindacati e associazioni di industriali (tra cui ad esempio Assolombarda).
Cos’è il taglio del cuneo e come sarà erogato
Quando si parla di cuneo fiscale si intende il rapporto tra le imposte sul lavoro (dirette, indirette e contributi previdenziali) e il costo del lavoro complessivo. Il taglio al cuneo potrebbe partire dal prossimo anno, a luglio, per i lavoratori con reddito annuo fino a 26mila euro.
Secondo il governo, porterà ad avere 40 euro in più in busta paga al mese: sarà quindi percepito proprio nel momento in cui il lavoratore incassa lo stipendio, visto che c’è differenza tra quanto un dipendente costa all’azienda e quanto il dipendente incassa (netto) in busta paga. Questa differenza è appunto il cuneo fiscale.
In Italia ci sono circa 18 milioni di lavoratori dipendenti (fonte Istat). Secondo l’Ocse (rapporto Taxing wages 2019) nel nostro Paese un lavoratore standard single e senza figli a carico è sottoposto a un cuneo fiscale del 47,9%. Le ipotesi allo studio del governo per diminuirlo sono per il momento due: tramite il credito d’imposta o con la detrazione. La prima proposta vedrebbe l’erogazione del beneficio in una sola mensilità (luglio) mentre con la detrazione si avrebbe un vantaggio fiscale in busta paga ogni mese. Resterebbero comunque gli 80 euro del bonus Renzi.
Indipendentemente dalla modalità che sarà scelta dal governo, la riduzione del cuneo fiscale dovrebbe migliorare il calcolo dal lordo al netto delle retribuzioni, che significa un vantaggio anche per i datori di lavoro. Con un cuneo del 47%, infatti, a fronte di una retribuzione lorda di 1.800,00 euro, il netto in busta non va oltre i 972 euro – poco più della metà.
Il cuneo fiscale per i lavoratori dipendenti
Il cuneo fiscale per i lavoratori dipendenti è dato dalla somma dell’Irpef (imposta sul reddito delle persone fisiche), delle addizionali regionali e comunali e dai contributi previdenziali. Per questi ultimi, una parte è a carico del lavoratore e l’altra a carico del datore di lavoro.
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