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Firenze, chiavi della città a Richard Gere. M5s e centrodestra insorgono: «Spot per l’immigrazione clandestina»

07 Ottobre 2019 - 22:05 Redazione
La consegna avrà luogo il 14 ottobre nel Salone dei Cinquecento a Palazzo Vecchio. E l’opposizione comunale punta il dito contro Dario Nardella

«Per l’impegno profuso nella difesa dei diritti umani, come ha dimostrato lo scorso agosto quando si è recato a Lampedusa». Richard Gere riceverà le chiavi della città di Firenze dal sindaco Dario Nardella. Ma la consegna del riconoscimento ha fatto insorgere l’opposizione comunale, costituita dal centrodestra e dal M5s. «Nardella – si legge nella nota congiunta firmata da Lega, Forza Italia, Fratelli d’Italia e Movimento 5 Stelle – fa uno spot per l’immigrazione clandestina, rendendo Firenze capitale mondiale del buonismo radical chic. Semplicemente, una vergogna per Firenze e i fiorentini». Secondo le opposizioni comunali, la consegna delle chiavi della città al «noto attore e sex symbol hollywoodiano, famoso negli ultimi tempi, più che per le sue interpretazioni, per le “imprese” umanitarie, come trascorrere una mezza giornata a bordo di una nave di una Ong piena di migranti clandestini a Lampedusa», non sarebbe altro che uno strumento usato dal sindaco Nardella «per conquistare le prime pagine dei giornali e assicurarsi le telecamere dei tg».

Ma la Lega tuona anche attraverso le parole del consigliere regionale Jacopo Alberti, che ha accusato il primo cittadino del capoluogo toscano di aver messo in atto una «mera pubblicità a buon mercato, una passerella hollywoodiana inutile, ma soprattutto, è una provocazione politica». «Quali sarebbero i meriti che si riconoscono all’attore americano Richard Gere rispetto a Firenze? – prosegue Alberti -. Quale sarebbe il legame con la città? Nardella sfrutta un simbolo di Firenze per fare propaganda politica e farsi pubblicità. Ma la città è di tutti, non solo di una parte politica». «Per fortuna a Firenze non abbiamo un porto, altrimenti a Richard Gere gli avrebbero dato le chiavi e saremmo diventati un campo profughi», chiosa infine l’esponente regionale leghista. 

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