Migranti, vertice Ue per trovare un vero accordo: tensione Italia-Grecia. E quel dubbio sui patti con la Guardia costiera libica
«Da oggi Italia e Malta non sono più sole, c’è la consapevolezza che i due Paesi rappresentano la porta d’Europa». Così aveva esordito dopo il summit sull’immigrazione a La Valletta il 23 settembre la ministra dell’Interno italiana Luciana Lamorgese. Ma, è proprio la centralità di Malta e Italia nel sistema complicato di migrazioni nel Mediterraneo che è sotto accusa all’incontro dei ministri dell’Interno Ue che si svolgerà a Lussemburgo. Sostanzialmente la domanda è: perché l’Italia sì e la Grecia no? Samos e Lesbos non sono sole quanto Lampedusa?
A Malta il 23 settembre erano presenti i ministri dell’Interno di Francia (Christophe Castanier), Germania (Horst Seehofer), Italia (Luciana Lamorgese) e Malta (Michael Farrugia). Oggi al Consiglio “Giustizia e affari interni” Ue che avrà luogo a Lussemburgo saranno presenti invece tutti i ministri dei Paesi membri Ue che dovranno scegliere se unirsi e sottoscrivere la bozza oppure no.
Per l’Italia l’accordo di Malta aveva segnato una mezza vittoria per il Governo. Finalmente era stato superato il principio di paese di primo ingresso previsto dal Regolamento di Dublino: i migranti in arrivo in Italia e Malta verrebbero ridistribuiti nei diversi paesi europei entro quattro settimane dall’approdo, su base volontaria da parte di tutti i paesi ma con il rischio di sanzioni in caso di mancata adesione.
Insorgono i paesi dell’Egeo
Ma l’accordo non riguarda né l’arrivo autonomo dei migranti, né l’arrivo attraverso altre rotte come tra il Marocco e la Spagna o la rotta dell’Egeo. Un fatto che non fa piacere ad altri paesi in prima linea, come la Grecia, che continuano a dover fare i conti con flussi migratori che – per numero di migranti – tendono ad essere più alti di quelli del Mediterraneo centrale.
Gli stessi dati dell’Unione europea confermano che all’apice del periodo estivo, tra il 19 agosto e il primo settembre circa 4.800 migranti sono arrivati tramite la rotta dell’Egeo, rispetto ai soli 1.300 nel Mediterraneo centrale. Secondo il sito d’informazione politico.eu infatti Grecia, Cipro e Bulgaria hanno intenzione di contestare, citando questi numeri, la mancata attenzione per la rotta del Mediterraneo dell’est.
Il nodo della Guardia costiera libica
Altro nodo da sciogliere invece riguarda l’accordo sottoscritto con la Libia nel febbraio 2017, confermato dalla Lamorgese. L’Italia quindi continuerà a finanziare e addestrare la cosiddetta guardia costiera libica, nonostante le condanne delle Nazioni Unite per l’abuso di diritti umani perpetrate dalle milizie che la compongono. E nonostante continuino ad emergere prove che danno ulteriore sostanza a queste condanne, come il caso del trafficante libico “Bija” venuto in Italia nel 2017 per un incontro al Cara di Mineo in Sicilia e con la Guardia costiera italiana a Roma.
Nella bozza dell’accordo infatti si legge che i soccorritori in mare dovranno comunque sottostare alla Guardia costiera libica con cui sono chiamati a collaborare. «Noi abbiamo chiesto con forza sia a livello europeo sia a livello internazionale che ci sia finalmente una gestione dei migranti all’interno del territorio libico operata direttamente dall’Alto commissariato per i rifugiati e dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni», ha dichiarato recentemente a Open Fabio Castaldo, vicepresidente del parlamento europeo.
Per Castaldo, l’accordo è perfettibile ma «va nella direzione auspicata», anche perché fa sì che non ci debbano essere delle «telefonate d’emergenza il weekend da parte del Primo ministro italiano» per ridistribuire i migranti. «Vogliamo che diventi l’ossatura, il pilastro della riforma di Dublino. Se non ci riusciremo con tutti i paesi europei quantomeno si potrà pensare a una cooperazione rafforzata e coinvolgerne un numero più ampio possibile per dare finalmente una risposta efficace. Ci sono ampi margini di miglioramento, ma vorrei vedere un bicchiere più che mezzo pieno».
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