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Beppe Bigazzi, gli anni a “La prova del cuoco” e quel commento (frainteso) sui gatti

09 Ottobre 2019 - 20:47 Redazione
Il giornalista, spalla di Antonella Clerici, venne sospeso nel 2010 a seguito delle polemiche nate da una ricetta per cucinare i gatti

È morto a 86 anni Giuseppe Bigazzi, imprenditore, giornalista e gastronomo, noto ai più per la sua partecipazione al fianco di Antonella Clerici nel programma televisivo di Rai Uno La prova del cuoco. Beppe Bigazzi, classe 1933, nato a Terranova Bracciolini, in provincia di Arezzo, si laureò in Science Politiche all’Università di Firenze nel 1959, lavorando poi per la Banca d’Italia e per l’Eni. Dopo essersi ritirato in pensione, Bigazzi iniziò a occuparsi di gastronomia curando rubriche culinarie su testate giornalistiche e programmi televisivi. Nel 2000 divenne, assieme ad Anna Moroni, una delle due spalle di Antonella Clerici nel programma di Rai Uno La prova del cuoco

La sospensione dalla Rai per la ricetta del “gatto in umido”

Nel febbraio 2010, Bigazzi venne sospeso dalla trasmissione televisiva per aver citato, in diretta, un vecchio proverbio toscano: «A Berlingaccio chi non ha ciccia ammazza il gatto» (testualmente: «il giovedì grasso chi non ha più carne da mangiare si ciba del gatto»). Bigazzi spiegò che, negli anni a cavallo tra i due conflitti mondiali, ci si cibava anche di gatti per sopperire la carenza di proteine del periodo invernale, spiegando poi nel dettaglio il processo di preparazione del cosiddetto “gatto in umido”. La nota storica, tuttavia, non piacque alle associazioni animaliste, che subissarono la Rai di critiche e proteste e che causarono la sospensione di Bigazzi dallo storico programma di cucina della Rai, rientrando solo tre anni dopo nel cast.

Bigazzi: «Ho solo rievocato usanze, non intendevo dire di mangiare i gatti»

In un’intervista al Corriere della Sera, Bigazzi aveva spiegato che la ricetta del “gatto in umido” fosse stata menzionata solo in funzione storico-culturale, senza l’intento di consigliare di mangiare gatti a nessuno.

«Negli anni Trenta e Quaranta – spiegava Bigazzi – come tutti gli abitanti della Val d’Arno a febbraio si mangiava il gatto al posto del coniglio, così come c’era chi mangiava il pollo e chi non avendo niente andava a caccia di funghi e tartufi, non ancora cibi di lusso». «Del resto liguri e vicentini facevano altrettanto e i proverbi ce lo ricordano. Questo non vuol dire mangiare oggi la carne di gatto, ho solo rievocato usanze», puntualizzò Bigazzi.

Il ricordo di Antonella Clerici

E a ricordare l’amico e collega ci ha pensato proprio Antonella Clerici che, sul suo profilo Twitter, ha pubblicato il suo saluto: «Ciao Beppe, niente sarà più come prima…». 

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