Gronda di Genova, la maggioranza M5s-Pd archiviano i no di Toninelli: via libera alla Camera
Disco verde alla mozione della maggioranza giallorossa sulla realizzazione della “Gronda di Genova“. La mozione di maggioranza è stata approvata dall’Assemblea di Montecitorio con 271 voti a favore, 224 contrari e sei astensioni. Tutte respinte, invece, tutte le altre mozioni sullo stesso tema presentate dalle opposizioni.
Il governo è impegnato «ad avviare i lavori per la realizzazione dell’opera secondo soluzioni condivise, mantenendo aperto un confronto con tutti gli interessati e le forze politiche, avendo come imperativi categorici la sicurezza delle infrastrutture, il miglioramento della viabilità complessiva e la funzionalità dell’opera rispetto alle esigenze di rilancio del sistema produttivo e portuale del territorio secondo modalità ecocompatibili».
Il via libera all’opera, la variante autostradale di Genova che può alleggerire il traffico sulla tratta che interessa anche il ponte Morandi, si configura come un importante punto di discontinuità con il primo governo a guida Conte sostenuto dalla maggioranza M5S-Lega. Il progetto della Gronda, storicamente osteggiato da una parte del Movimento 5 Stelle, aveva visto in uno dei suoi più ferrei oppositori nell’ex ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Danilo Toninelli.
Il suo successore Paola De Micheli soltanto poche ore dopo essere subentrata nell’ufficio di Piazzale di Porta Pia con un’intervista al quotidiano genovese Il secolo XIX, aveva chiarito: «Qui ostacoli politici ai cantieri non ce ne saranno più». E aveva lanciato la stoccata a Toninelli: «Sono contraria alla cosiddetta mini-Gronda, perché significherebbe perdere almeno altri sei anni attorno a un progetto pronto. Non vedo problemi tecnici insuperabili – aveva aggiunto – anche se quel dossier rientra nel tema più generale della revisione delle concessioni». La ministra aveva definito quella con Toninelli sull’opera una «distanza siderale».
In pieno della crisi di governo il 22 agosto, Toninelli aveva sfoderato un’analisi costi-benefici che di fatto bocciava l’opera. Nel documento, stilato dai tecnici del ministero delle Infrastrutture e Trasporti e pubblicato sul sito del dicastero, si suggeriva di prendere in esame «opzioni più efficienti», di fatto bocciando il progetto.
Contro l’annuncio dell’ex ministro si era scagliato anche il governatore della Liguria Giovanni Toti che aveva attaccato: «Anche se il governo non esiste più – aveva dichiarato Toti – il ministero delle Infrastrutture a guida grillina boccia la Gronda di Genova, un progetto già fatto e che gli italiani stanno già pagando».
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