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La cena Di Maio-Zingaretti, patto M5s-Pd in altre regioni? Il capo M5s sotto assedio: i ribelli si organizzano

09 Ottobre 2019 - 06:55 Redazione
Mentre i due leader delle coalizioni di governo si incontrano dopo la votazione del taglio, nei salotti del Movimento i dissidenti preparano la scissione

L’ultima volta che avevano cenato insieme, poi era nato il governo. A poche ore dall’approvazione del taglio dei parlamentari, Luigi Di Maio e Nicola Zingaretti hanno replicato l’incontro avvenuto nel salotto di Vincenzo Spadafora a fine agosto. Stavolta, però, dandosi appuntamento al circolo del Ministero degli Esteri.

Il Pd ha mantenuto fede a una delle sue (faticose) promesse per gettare le fondamenta di un’alleanza con il M5s. Ora bisogna ragionare su come tenere tutto insieme, a partire dalle questioni sulla manovra (motivazione ufficiale del governo istituzionale).

Vanno costruiti anche gli scudi contro l’opposizione, soprattutto in vista dei voti in Calabria e Umbria, banco di prova del governo, dove la vittoria della nuova alleanza non sembra decollare come ci si aspettava. Bisogna arginare i due Matteo, che, come ha detto Di Maio, «meno ne parliamo meglio è».

Il capo politico grillino si è scagliato soprattutto contro il fondatore di Italia Viva («evitiamo di dargli occasione di visibilità»), ma anche la Lega preoccupa dopo la nomina di Raffaele Volpi al Copasir che non farà sconti al premier Conte durante le interrogazioni sul Russiagate all’italiana.

Le cene dei ribelli

E poi, non da meno, c’è la questione dei presunti “scissionisti” del Movimento. Di Maio sa che in casa sua le cose si fanno incandescenti, e su tutti ha in mente i nomi di Luigi Gallo, Giuseppe Brescia, Andrea Colletti, Riccardo Ricciardi, Sebastiano Cubeddu.

Il primo blitz sussurrato nelle ore precedenti alla votazione del dl sui parlamentari è stato un colpo a salve. Su 30 che se ne contavano, solo 10 si sono assentati. Ma gli animi non si sono quietati: stasera 9 ottobre è prevista una cena per riorganizzare le pedine della scissione.

Anche Federico Pizzarotti, sindaco “disobbediente” di Parma e dissidente del Movimento, sta cercando di capire quanto stavolta si stia facendo sul serio. Come imparato dalla recente mossa di Renzi, per fare un gruppo autonomo servono i numeri necessari alle due Camere.

A preoccupare a breve termine il capo politico del Movimento è la questione dei capigruppo, per i quali si vota oggi, e che prevede una votazione all’unanimità. Sia alla Camera che al Senato potrebbe non andare tutto liscio. Francesco Silvestri, uno dei candidati alla Camera, si presenta con l’endorsement di Ricciardi, mentre al Senato Danilo Toninelli potrebbe avere difficoltà a guadagnarsi il plebiscito dei 5stelle.

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