Neanche il tempo di festeggiare, Di Maio serra i ranghi nel M5s: «Non temo scissioni». E su Regeni: «Stasi inaccettabile»
Il capo politico del Movimento 5 Stelle, all’indomani dell’approvazione del taglio dei parlamentari, parlando ai microfoni di Radio Anch’io su Radiouno dopo aver esultato per la vittoria nella storica battaglia del Movimento («Una vittoria dei cittadini, erano 40 anni che si provava a tagliare 345 parlamentari») spiega come si evolverà la creatura politica fondata da Beppe Grillo.
Dopo 10 anni di vita, il M5s “crescerà” e si doterà, come annunciato nei mesi scorsi, di una struttura sul territorio. «Da un’organizzazione in cui c’è solo il capo politico del movimento – ha spiegato il ministro degli Esteri – ma cento persone che avranno responsabilità sul territorio». Insomma, qualcosa di simile alla struttura di un partito tradizionale.
Dalla nascita del governo giallorosso insistenti erano state le voci di una possibile scissione all’interno del Movimento. Alcuni parlamentari (si parla di una trentina) sarebbero in fuga verso la Lega o pronti a creare un gruppo autonomo. Il dissenso sarebbe rispetto alla guida del capo politico Di Maio e alla scelta dell’alleanza con il Pd: per colpire Di Maio alcuni sarebbero stati disposti anche a votare anche contro il taglio dei parlamentari.
Ma l’ex vicepremier smentisce ogni possibile ipotesi di divorzi in vista. «Non temo scissioni del M5s. Il movimento 5 stelle – chiarisce Di Maio – è un movimento in cui all’interno si è discusso in modo forte in questi 10 anni. È normale ci siano discussioni accese».
Nello specifico del suo ruolo di ministro dell’Esteri Di Maio ha affrontato anche il tema dei rapporti con l’Egitto e della posizione del governo italiano in merito all’inchiesta sulla morte di Giulio Regeni, dopo aver incontrato, lo scorso 7 ottobre, i genitori del giovane ricercatore. Per il ministro c’è al momento «una stasi inaccettabile» sul caso. «Nelle prossime settimane- ha dichiarato Di Maio – lavorerò per favorire il dialogo tra le Procure egiziana ed italiana».
Su un altro tema spinoso, quello dei rimpatri, l’ex ministro del Lavoro sottolinea l’importanza di dare seguito agli accordi con i paesi di provenienza dei migranti: «Sui rimpatri, abbiamo già due accordi con Tunisia e Marocco sui rimpatri», ricorda Di Maio. «Accordi non implementati (quello sul Marocco non è ratificato). Se poi non seguiamo i rapporti sugli accordi, ad esempio, il Marocco non ha motivo per sentirsi impegnato a rispettarlo. In Tunisia stanno votando, poi andremo a incontrare il nuovo governo».
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