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Siria, la Turchia dà inizio all’offensiva di terra. Le forze curde: «Abbiamo respinto l’attacco»

10 Ottobre 2019 - 07:05 Redazione
Dopo i raid aerei lanciati nelle scorse ore, il ministro della Difesa turco ha annunciato che le truppe di Ankara hanno superato il confine siriano

Le Forze democratiche siriane guidate dai curdi sostengono di aver respinto l’offensiva terrestre turca sul confine settentrionale della Siria, poco dopo che Ankara aveva annunciato l’inizio della fase terrestre della sua operazione contro le forze curde.

«L’attacco a terra da parte delle forze turche è stato respinto dai combattenti delle Forze democratiche siriane (Fds)» nella regione di Tal Abyad, ha dichiarato il portavoce dell’Fds, Mustefa Bali, su Twitter. Il suo esercito è il principale alleato dell’occidente nella lotta contro lo Stato Islamico ma è trattato dalla Turchia come un gruppo terrorista a causa dei suoi legami con il Partito dei Lavoratori Curdi (PKK).

Nella serata del 9 ottobre, l’esercito turco è entrato in Siria insieme a 14.000 membri delle milizie locali dell’Esercito siriano libero cooptate da Ankara. L’operazione, ha annunciato il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, è volta a «evitare la creazione di un corridoio di terrore a cavallo del nostro confine sud e per portare pace nel territorio».

Da Londra Boris Johnson, dopo un colloquio telefonico con il presidente americano Donald Trump, ha detto di condividere «una seria preoccupazione per l’invasione della Turchia nel nord est della Siria». Downing Street ha anche evidenziato «il rischio di una catastrofe umanitaria» a causa dell’azione di Ankara contro le milizie curde.

Intanto Donald Trump ha detto di sperare che il presidente turco «agisca in modo razionale» e «umano» in Siria. «Vedremo come conduce questa operazione, se lo fa in modo ingiusto pagherà un prezzo economico enorme», ha ribadito

Le parole di Conte

Nel pomeriggio la Turchia aveva annunciato l’inizio dell’operazione militare. Un’operazione su cui si è espresso anche il premier Conte chi si è detto preoccupato che vengano assunte «iniziative che possano portare ad una ulteriore destabilizzazione della Regione».

Durante la conferenza stampa a Palazzo Chigi ha parlato anche il Segretario Generale della Nato, Jens Stoltenberg: «La Nato è stata informata dalle autorità turche delle operazioni nel nord est della Siria: è importante evitare azioni che destabilizzino la regione, aumentino la tensione e possano causare ulteriori sofferenze umane», ha dichiarato il generale Stoltenberg.

«Spero che l’azione della Turchia – ha continuato il generale – sia proporzionata e misurata per non indebolire la lotta comune all’Isis».

Erdogan smentisce il suo ministro degli Esteri

La Turchia sarebbe dovuta passare prima dalle Nazioni Unite, comunicando le sue intenzioni alla Siria e ai paesi coinvolti prima di far partire l’invasione della Siria. Così aveva dichiarato dall’Algeria il ministro degli esteri Mevlut Cavusoglu. Ma su Twitter Erdogan ha annunciato l’inizio dell’operazione “Fonte di pace” nel nord della Siria.

Gli F16 turchi sono decollati dalla base di Diyarbakir, nel sud-est del paese, e hanno colpito Ras al Ayn, una delle due località abbandonate dai marines americani lunedì scorso. Le Forze democratiche siriane (Fds) – che comprendono le milizie curde – finanziate dall’Occidente per combattere l’Isis hanno confermato che sono in corso raid aerei turchi sul Nord della Siria, nelle zone di confine con la Turchia. Almeno quattro esplosioni sono state segnalate nelle postazioni curde di Ras al-Ayn, la zona da cui si sono ritirati i militari americani nei giorni scorsi.

Il quotidiano turco Sabah, uno dei più importanti nel Paesi, ha confermato che prima dell’annuncio su Twitter, Erdogan aveva avuto un colloquio telefonico con Vladimir Putin, per discutere dell’operazione di Ankara nel nord-est della Siria e della zona sicura. Su Twitter Erdogan ha dichiarato che l’operazione “Peace Spring” (“Pace Primavera”) porterà alla creazione di una «zona di sicurezza» con lo scopo di facilitare il ritorno dei profughi siriani, presumibilmente dalla Turchia, e liberare le comunità locali «dai terroristi».

Il regime di Recep Tayyip Erdoğan considera le Unità di Protezione Popolare curde (Ypg) un gruppo terroristico affiliato al Pkk, il partito dei lavoratori del Kurdistan, un’organizzazione etichettata come terrorista, oltre che dalla Turchia, anche da Unione europea e Stati Uniti.

L’annuncio, poi la smentita

«L’esercito turco, insieme all’esercito siriano libero, attraverserà a breve il confine turco-siriano». Così il capo della comunicazione della presidenza turca Fahrettin Altun, oltre 12 ore fa aveva annunciato su twitter l’inizio imminente dell’invasione militare turca della Siria nordoccidentale. Prima arriva la conferma – tramite l’agenzia stampa Bloomberg – di un funzionario del governo. Poi la smentita del ministero della Difesa: «Continuiamo a prepararci all’operazione».

In seguito arriva anche la smentita dal ministro degli Esteri turco, Mevlut Cavusoglu dall’Algeria, dove è in visita ufficiale. Cavusoglu ha rassicurato dicendo che la Turchia passerà dalle Nazioni Unite con un annuncio alla Siria e ai paesi interessati prima di iniziare l’intervento militare, così «come previsto dal diritto internazionale».«Abbiamo deciso di iniziare l’operazione e lo abbiamo annunciato dopo la notizia del ritiro degli americani – aveva detto Cavusoglu-. Interverremo per garantire l’integrità territoriale della Siria contro terroristi che vogliono dividere il Paese».

Escono gli Stati Uniti, entra la Turchia

L’esercito turco ha schierato uomini al suo confine sud-orientale con la Siria. Un convoglio turco di 130 mezzi blindati ha raggiunto il confine di Akcakale, nella provincia di Urfa, vicino alla città curda di Kobane. Sono 14 mila uomini invece i militari schierato dall’Esercito libero siriano, la milizia araba vicina ad Ankara (da non confondere con le Forze democratiche Siriane).

L’intervento militare arriva dopo la decisione del presidente Usa Donald Trump di ritirare le truppe americane dal confine, aprendo all’intervento della Turchia contro i curdi sostenuti dagli stessi americani. Dopo un primo annuncio che faceva pensare a un ritiro totale delle truppe, il presidente americano ha minimizzato, spiegando che si tratta di circa 50-100 truppe, come confermato da lui stesso oggi su twitter.

Bashar al Assad contro Erdogan

Il governo siriano, guidato dal presidente Bashar al Assad, ha dichiarato che si impegnerà a impedire l’offensiva della Turchia nel Nord del Paese utilizzando i mezzi legali. Lo riferisce Sky News Arab che cita una fonte del ministero degli Esteri.

Nel frattempo il presidente iraniano Hassan Rouhani ha invitato le truppe americane «a lasciare la ragione». Senza preavviso, l’Iran ha effettuato una manovra militare non annunciata nell’Iran nordoccidentale, al confine con la Turchia.

Le reazioni dall’Europa

La Farnesina è opposta all’intervento della Turchia perché, come ha spiegato in un’intervista a Radio 3 la viceministro Marina Sereni, «può avere effetti destabilizzanti sulla regione e produrre conseguenze negative sulla popolazione civile, già fortemente provata, e causare nuovi profughi», oltre che causare una ripresa del terrorismo. Un’iniziativa europea sarebbe in fase di studio, ha spiegato Sereni.

Nel frattempo dalla Francia, il presidente Emmanuel Macron, che si è detto «molto preoccupato» per la prospettiva di un’imminente offensiva turca, ha incontrato lunedì il leader curdo Ilham Ahmed. «L’idea è di dimostrare che la Francia è dalla parte delle FDS (Forze Democratiche siriane), perché sono partner chiave nella lotta contro Daesh (acronimo arabo dello Stato islamico), che siamo molto preoccupati per la possibilità di un’operazione turca in Siria e che trasmetteremo questi messaggi direttamente alle autorità turche», ha spiegato all’AFP l’entourage del capo di Stato.

trato lunedì il leader curdo Ilham Ahmed. «L’idea è di dimostrare che la Francia è dalla parte delle FDS (Forze Democratiche siriane), perché sono partner chiave nella lotta contro Daesh (acronimo arabo dello Stato islamico), che siamo molto preoccupati per la possibilità di un’operazione turca in Siria e che trasmetteremo questi messaggi direttamente alle autorità turche», ha spiegato all’AFP l’entourage del capo di Stato.

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