Chi è Abiy Ahmed, premio Nobel per la pace
Il premio Nobel per la pace 2019 è andato al premier etiope, Abiy Ahmed, «per i suoi sforzi per raggiungere la pace e la cooperazione internazionale e in particolare per i suoi sforzi decisivi per risolvere il conflitto di confine con la vicina Eritrea».
Se il principale motivo che ha spinto il comitato svedese a sceglierlo è stato il ruolo che il premier ha giocato nel promuovere lo storico accordo di pace con Asmara, Ahmed si è distinto anche per molto altro.
Nato da una famiglia mista di cristiani e musulmani e passato attraverso un cursus honorum nell’esercito, ha poi fondato l’agenzia di cyber security del governo. Diventato primo ministro nell’aprile 2018, Abiy è stato il primo membro degli Oromo, gruppo etno-linguistico numeroso ma storicamente emarginato, a ricoprire questa carica.
Durante i primi mesi del suo mandato ha intrapreso un programma coraggioso e progressista. Ha liberato i prigionieri politici e i giornalisti incarcerati, denunciando le torture che avevano subito. Si è incontrato con l’opposizione e con la società civile per parlare di riforme, ha invitato partiti politici che erano stati esiliati a far ritorno nel Paese e sbloccato numerosi siti internet censurati. Ha poi intrapreso importanti riforme istituzionali, tra cui quella al sistema giudiziario e alla sicurezza.
«Anche se molto lavoro rimane da fare in Etiopia il premier ha avviato importanti riforme che danno a molti cittadini speranza per una vita migliore ed un futuro più radioso», scrive la giuria. «Come primo ministro, Abiy Ahmed ha cercato di promuovere riconciliazione, solidarietà e giustizia sociale».
Le donne non sono rimaste escluse dalla sua agenda politica: la parità di genere era un suo cavallo di battaglia. Così come l’ambientalismo, che l’ha portato a piantare 350 milioni di alberi in 12 ore per contrastare gli effetti del cambiamento climatico.
Il processo di pace
Pochi mesi dopo la sua elezione, Abiy ha deciso di accettare il verdetto della delegazione dell’UE in Etiopia del 2002 che assegnava all’Eritrea il territorio conteso di Badme. Questo ha aperto la strada al compromesso che era sfociato nell’accordoo di pace nell’estate 2018.
Nonostante Asmara abbia poi troncato il processo di pace, le immagini della pacificazione, come quella con il presidente eritreo Isais Afewerki, sono diventate iconiche. Viene dunque ricordata nella motivazione della giuria per l’assegnazione del Nobel la «stretta collaborazione con il presidente dell’Eritrea Isaias Afwerki».
Oltre ad aver agito per mettere fine a questo conflitto durato 20 anni e che ha avuto un costo umano e finanziario elevatissimo, il quarantatreenne ha anche recentemente promosso un patto di condivisione energetica con il vicino Sudan, dopo la profonda crisi politica di quest’anno.
«Questo riconoscimento è una vittoria collettiva per tutti gli etiopi, e un’esortazione a rafforzare la nostra risoluzione di rendere l’Etiopia una nazione prospera per tutti», ha commentato Abiy dopo a ver ricevuto il premio.
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