Nobel per la pace, Greta non ha vinto: ma resta il simbolo di una generazione che ha risvegliato il mondo sul clima
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Greta Thunberg non ha vinto il Nobel per la pace. Il nome della 16enne attivista svedese era da mesi in testa alle classifiche dei bookmaker: prima di quello della cancelliera tedesca Angela Merkel, della premier neozelandese Jacinda Ardern o del primo ministro etiope Abiy Ahmed che ha poi portato a casa il Premio assegnato come ogni anno dal Comitato per il Nobel svedese, composto da cinque persone scelte dal Parlamento norvegese. 16 anni compiuti a gennaio, ormai quasi 17. E un nome diventato ormai noto a tutti, in tutto il mondo: grandi e piccoli, giovani che hanno voluto seguirla in piazza e adulti che la guardano magari con sospetto. Greta è la attivista e influencer più nota, oggi, a livello internazionale. Lotta, si sa, contro il cambiamento climatico. E la sua forza è aver coinvolto migliaia di persone che sono scese e continuano a scendere in piazza in tutto il mondo.
La storia di Greta
Tanto si è parlato – per lo più in senso negativo – del contesto da cui viene questa giovane attivista svedese che ha risvegliato almeno un po’ le coscienze di tutto il mondo e la cui candidatura al Nobel è stata avanzata da un gruppo di deputati norvegesi. La mamma di Greta, Malena Hernman, è una famosa cantante d’opera appassionata di jazz. Il papà lavora nel cinema: si chiama Svante Thunberg, e si chiama così per Svante Arrhenius, Nobel per la Chimica nel 1903: è stato il primo, ricorda il Guardian, a calcolare le correlazioni delle emissioni di anidride carbonica sull’effetto serra. Greta è sempre stata molto sveglia, intelligente, brillante, unica. Quattro anni fa, la diagnosi della sindrome di Asperge.
È la stessa ragazza a raccontare la storia del suo attivismo in un TEDx organizzato a Stoccolma nel novembre 2018. «Greta Thunberg ha compreso fin da giovanissima quanto tempo passa tra gli annunci dei climatologi e il cambiamento nelle politiche e nelle azioni della società», si legge sul sito. Fin da quando aveva 8 anni, racconta lei. «Questa differenza era così drastica, a suo avviso, che ha deciso di occuparsi della questione personalmente. Si è così interessata all’ambiente, e ha convinto la sua famiglia ad adottare uno stile di vista sostenibile».
Friday for Future
La sua battaglia, in famiglia e a scuola, comincia a fare il giro del mondo da agosto dello scorso anno. È qui, nei giorni delle elezioni, che Greta inizia il suo sciopero, davanti al Riksdag – la sede del parlamento – a Stoccolma, in Svezia, con lo slogan Skolstrejk för klimatet ovvero «Sciopero scolastico per il clima». E gli dà un nome: Friday for Future. Ogni venerdì, da allora, Greta torna a scioperare. Trasformando una mobilitazione praticamente in solitaria e su un tema da sempre snobbato da media e istituzioni, come se non riguardasse nessuno, in un movimento che ha portato in piazza, il 27 settembre scorso, milioni di giovani – e non solo – in tutto il mondo per il Global Strike for future. Un miracolo, in un mondo addormentato e scontento.
September 16, 2018
Le istituzioni e i detrattori
Greta ha partecipato alla Assemblea delle Nazioni Unite e al World Economic Forum di Davos, e ha portato in quei palazzi tutta la rabbia, composta ma decisa, di una generazione a cui ha dato voce. «Ci state rubando il futuro. Come vi permettere». Ci è arrivata in barca a vela, perché la ragazza prova, nel suo stile di vita sostenibile, a comportarsi di conseguenza, e il volo aereo, per esempio, tutto è tranne che a emissioni zero. Su Greta, si sa, si è scatenato fin da subito un mix tra odio social e reale, antipatia, anche violenza, naturalmente sessismo: tentativi di discredito che al momento non sembrano avere avuto grande successo. In Italia è stato coniato il termine “gretini“. Lei è certamente «manipolata», si dice. Quanto meno dai genitori, ma di certo anche da una qualche lobby massonica ecologista, suvvia. E da manipolata, manipola, è la tesi: e tutti quei ragazzini in piazza si stanno rendendo complici di un imprevisto tentativo di insubordinazione generazionale e di sistema. Quel che è certo è che lei, Greta Thunberg, non ha (ancora?) vinto il Nobel, ma resiste ed esiste. E non è sola.
In copertina Greta Thunberg a Montreal, Quebec, Canada, 27 settembre 2019. EPA/Valerie Blum
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