Quel segnale dei parlamentari M5s a Di Maio: le mine dietro le due elezioni a vuoto dei capigruppo
Due votazioni su due andate a vuoto, quelle per l’elezione del nuovo capogruppo M5s alla Camera e al Senato. E poi le assenze in aula – ben 14 – durante il voto di giovedì a Montecitorio per l’approvazione della nota di aggiornamento al Def, la struttura di base della manovra 2020 passata per soli tre voti.
Con queste premesse il Movimento 5 Stelle si appresta a festeggiare il suo anniversario: appuntamento il 12-13 ottobre a Napoli, con l’evento di chiusura affidato a Beppe Grillo che probabilmente avrà qualcosa da dire anche sulla lotta che si è scatenata per la scelta dei successori di Stefano Patuanelli e Francesco D’Uva.
Secondo la modifica dello statuto votata quest’estate, la scelta dei nuovi capigruppo 5 Stelle non spetta più al capo politico Luigi Di Maio ma è il frutto di una votazione tra i parlamentari: un modo per rispondere alle richieste di maggiore democrazia interna. Il candidato deve ottenere la maggioranza assoluta dei voti.
Per la guida del gruppo a Montecitorio si sono candidati in tre: Anna Macina, la deputata più vicina ai vertici 5 Stelle ha raccolto però solo 33 voti. Francesco Silvestri, candidato più trasversale anche per il suo passato da addetto stampa del gruppo parlamentare 5 Stelle, ha preso 67 preferenze. Poi c’è l’outsider, Raffaele Trano che a sorpresa ha battuto la candidata di Di Maio con 61 voti.
Anche la votazione in Senato è andata in modo simile: i candidati erano però quattro e tra loro c’era anche l’ex ministro Danilo Toninelli. Gianluca Perilli, il capogruppo vicario uscente, ha ottenuto 44 voti seguito da Toninelli (22 voti), Marco Pellegrini (17 voti) e Stefano Lucidi (12 voti).
Si tratta della seconda votazione in entrambi i casi: nella prossima ci sarà dopo Italia 5 Stelle. Ma è sull’elezione dei nuovi capigruppo (e relativa squadra) che si stanno concentrando molti malumori. A questo si deve aggiungere l’assenza (stranamente) corposa dei 5 Stelle durante il voto sulla Nadef e le assenze già annunciate alla kermesse M5s: non solo parlamentari “dissidenti“, ma anche ex ministri pentastellati. Oltre ovviamente a quella che peserà di più: Alessandro Di Battista.
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