Samp, tocca a Claudio Ranieri: dilly ding per centrare la salvezza
Tra una settimana gli anni saranno 68, tondi tondi. E con una nuova panchina italiana sulla quale non dovrà normalizzare, come avvenuto negli ultimi mesi nella sua Roma, ma correre. Alla Sampdoria, attonita sul letto della classifica, servono i superpoteri di Sir Claudio per risalire la corrente e scacciare il fantasma della retrocessione. A remare, in testa, ci sarà lui: l’uomo talmente normale e gentleman da diventare personaggio, anche vincente, senza bizantinismi e acrobazie linguistiche al microfono. Anche se alla fine, pure in quello, ha messo il suo marchio personale.
Gestione, miracoli, poca riconoscenza
Claudio Ranieri, ex attaccante poi convertito in terzino, è un uomo mite: al punto da non vedersi riconoscere conferme e onorificenze meritate sul campo. Una colpa di chi non gliele ha tributate; forse anche un limite di chi non è riuscito a imporsi a lunga durata nello stesso posto. Ma è un discorso vecchio come il Mondo. Il Ranieri prima maniera è un esperto in promozioni. Porta il Cagliari dalla C alla Serie A; con lui viene poi promossa in massima serie la Fiorentina (con cui vincerà anche Coppa Italia e Supercoppa). Nel 2007 salva il Parma di Pioli all’ultima giornata dopo una folle rincorsa salvezza. Due anni dopo perde uno scudetto con la Roma, a vantaggio dell’Inter, alla quartultima di campionato (perde 1-2 in casa con la Samp di Pazzini, che fa doppietta).
Estero, gag e risultati
In mezzo, c’è tanta avventura all’estero, con uno spagnolo più che buono (Valencia e, per poco, Atletico Madrid) e un inglese (al Chelsea pre-Mourinho in origine) prima balbettante, poi autodidatta e ‘autonomo’ al Leicester. Con il traduttore silenziato perché non in grado (e non per colpa sua, sia chiaro) di convertire nella lingua di The Queen le gag e le metafore dell’allenatore italiano.
Ci sarà anche un tocco di francese: col Monaco riportato subito in Ligue 1, e subito al secondo posto dietro al Psg. Una carriera intraeuropea, con alti e bassi, e una chicca forse irripetibile. O comunque di quelle che capitano una volta ogni 50-60 anni. La famosa favola delle Foxes, le volpi di Leicester che Ranieri porta nel 2015-2016 sul tetto della Premier League.
Una squadra che guida la classifica prima per gioco, poi per gioco e responsabilità; infine per giocare e vincere. E lo farà, senza neanche tanta pressione e, a guardare bene, con giusto un paio di giocatori che in futuro si dimostreranno qualcosa in più del buon gregario (Kanté e Mahrez gli unici ad aver fatto il vero salto in avanti). E’ l’apoteosi, seguita l’anno dopo da una stagione difficile che culmina con l’esonero nonostante l’accesso agli ottavi di Champions League. Una macchiolina su un libro d’oro per grandi e piccini. E’ la storia di Claudio Ranieri: normalizzatore, gestore, attore protagonista. Ferrero, alla Samp, gli chiederà l’ultima interpretazione. Per scacciare le paure e scrivere un’altra pagina del lungo romanzo di Sir Claudio: il giramondo con i modi da gentleman e il 4-4-2 nel taschino.
Foto di copertina Ansa