Civati “la tocca piano” sui tre loghi di Italia Viva: «Sceglierei quello allineato a destra, per coerenza»
Manca una settimana alla decima edizione della Leopolda, il tradizionale meeting dei renziani, prima organizzato come evento di “rottamazione” del vecchio Partito Democratico e quest’anno divenuto ufficialmente incontro dei sostenitori del nuovo partito di Matteo Renzi, Italia Viva. E a tirare una frecciatina sarcastica all’ex segretario del Partito Democratico ci ha pensato Giuseppe “Pippo” Civati, ex amico di Matteo Renzi, nonché uno dei co-organizzatori della prima Leopolda. Civati, commentando le tre proposte per il primo logo di Italia Viva presentate oggi da Renzi in vista della decima Leopolda, ha scritto su Twitter: «Sceglierei quello allineato a destra, mi pare più coerente». Una battuta esternata con sarcasmo, che tuttavia riporta a galla il passato burrascoso tra i due “rottamatori” del Partito Democratico, e che entrambi, in diversi tempi, hanno infine abbandonato.
La rottura tra Civati e Renzi
Giuseppe Civati, infatti, ha lasciato le file del Pd nel 2015, in aperta polemica con Renzi sulla riforma della legge elettorale, sul Jobs Act e sulla riforma costituzionale. Dopo la sua uscita dal Pd ha creato il movimento politico Possibile, passando dagli scranni del Pd a quelli del gruppo misto, nella corrente di Alternativa Libera – Possibile, assieme ai fuoriusciti dal Movimento 5 Stelle. Durante le elezioni del marzo 2018, Civati, candidatosi nella coalizione di Liberi e Uguali (che univa Articolo 1 – MDP, Sinistra Italiana e, per l’appunto, Possibile), non è stato rieletto in Parlamento, e ha successivamente rassegnato le proprie dimissioni da segretario del partito.
Civati: «Renzi fece un po’ di renzate»
Alcuni anni dopo l’uscita dal Pd, in un’intervista a la Repubblica, Civati spiegò le ragioni che lo portarono ad abbandonare i dem e a prendere nettamente le distanze da Renzi. «Lui (Renzi, ndr) fece scelte pesanti – spiegava Civati – Alla seconda Leopolda neppure mi invitò, insomma fece un po’ di renzate. È diventato un uomo di potere, talentuoso sì, ma arrogante e tutto preso da quel ruolo». «Poteva essere una miscela formidabile quel primo gruppo del 2013, una vera sfida, senza blindarsi con “gigli magici” e accusando tutti gli altri – spiegava dunque il fondatore di Possibile – (Renzi, ndr) ha sbagliato a drammatizzare e a fare di ogni questione uno spareggio. Un politico di quel livello doveva essere non autocentrato».
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