Lo tsunami democratico travolge Barcellona, folla oceanica in piazza – Foto
Sono decine di migliaia i manifestanti che hanno occupato gli aeroporti di Madrid e Barcellona in protesta contro la decisione della corte suprema spagnola sui 12 leader separatisti catalani, condannati a pene dai 9 ai 13 anni. E molti di più quelli che si sono riversati per le strade delle città catalane.
Momenti di tensione si sono verificati al terminal uno dell’aeroporto della città catalana, dove si è svolta la manifestazione più consistente, quando la polizia ha respinto con i manganelli dentro la stazione della metropolitana centinaia di persone e poi ha chiuso la linea che collega il centro con lo scalo.
La misura non ha fermato la protesta, in migliaia hanno deciso di percorrere a piedi la distanza che separa l’aeroporto da Barcellona, circa tre e ore e mezza di cammino.
Secondo i Mossos d’Esquadra, la polizia catalana arrivata sul posto in assetto anti-sommossa, erano circa 8 mila le persone che si trovano nell’aerea dei parcheggi e in altri punti.
Oltre cento i voli cancellati per le proteste, mentre un’enorme folla si è radunata in serata nelle piazze del centro della città catalana, davanti al municipio e Girona. Una nuova mobilitazione è stata convocata per mercoledì prossimo alla simbolica Puerta del Sol di Madrid
«Dallo tsunami democratico, facciamo appello a tutti quei cittadini di Madrid indignati da una sentenza che non solo va a colpire i leader politici indipendenti, ma anche la qualità democratica e i diritti civili e sociali di tutti i cittadini spagnoli», è questa lo slogan lanciato dai manifestanti che nel giro di poche ore hanno radunato migliaia di persone davanti allo scalo principale di Barcellona.
Anche il leader catalano Carles Puidgemont, in esilio in Belgio, su cui pende un nuovo mandato di arresto internazionale ha fatto appello ai manifestanti: «Non ci fermeranno fino a quando non annulleremo tutti gli effetti della repressione e respireremo la libertà. Non c’è altra via che un nuovo referendum nel quale possiamo dire ciò che vogliamo e come lo vogliamo. Devono sapere che non accettiamo una soluzione basata su repressione e condanne».
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