Addio Whirlpool da Napoli, blocco delle attività dal 1 novembre: operai bloccano autostrada
I lavoratori dello stabilimento Whirlpool di Napoli salgono in corteo la rampa d’accesso, bloccando l’autostrada Napoli-Salerno. Hanno appena saputo che a Roma la loro azienda ha confermato al governo italiano la cessione del loro posto di lavoro.
A nulla è valsa la mediazione di Palazzo Chigi. Oggi il premier Giuseppe Conte ha parlato con i vertici della multinazionale, dopo che da mesi ha cercato una mediazione con i sindacati degli operai. Il ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli descrive l’incontro odierno come «non positivo, nonostante la massima disponibilità del governo». La multinazionale non ha accettato nessuna alternativa, se non «la cessione del ramo d’azienda sostanzialmente verso l’ignoto».
La cessione
L’ignoto di cui parla Patuanelli punta alla Prs, Passive Refrigeration Solutions, società con sede in Svizzera che per ora non rassicura sindacati e i 410 operai che rischiano il posto. L’imprenditore di riferimento della Prs sarebbe Giovanni Battista Ferrario, top manager in Italcementi e Pirelli – nel 2015 è stato il quarto manager italiano più pagato d’Italia – che secondo indiscrezioni avrebbe 30 milioni di liquidazioni da reinvestire. Ma di Ferrario non c’è traccia nel registro pubblico di Lugano.
Secondo l’analisi di Mario Gerevini, sul Corriere della Sera, non ci sono prove che la Prs sia una «società leader, una start up in cui hanno investito fondi internazionali» come annunciato dalla Whirpool. La portavoce della Prs non è autorizzata a comunicare dove, cose e quanto l’azienda produca; si sa solo che è «domiciliata presso una fiduciaria e presieduta da un fiduciario». E se Ferrario non sembra sedere in consiglio, è sicura la presenza di Alberto Ghiraldi, 72 anni, l’altro punto di riferimento della Prs.
Ghiraldi è proprietario di brevetti per «impianti di refrigerazione passiva». Sono oltre 20 anni che prova a svilupparli su scala industriale, con scarso successo: si trascina dietro una serie di piccoli crac, l’ultimo – chiamato Nomos – avvenuto nonostante il supporto economico della Finlombardia di Formigoni (per ogni euro fatturato, 1,4 milioni totali, Nomos ne perdeva quasi 3).
La Whirlpool ritiene di non avere «nulla da chiarire» circa i motivi del suo operato: per il colosso americano la permanenza in Italia non dà più i profitti sperati, a prescindere dai 17 milioni stanziati dal governo con apposito decreto legge.
Lo scontro
La Whirlpool di via Argine sarebbe venduta e riconvertita per costruire congelatori, mantenendo l’attuale organico e provandone a licenziare solo una decina. Ma gli sforzi del governo sono sempre stati volti a mantenere attiva la produzione esistente. I sindacati ricordano inoltre che l’azienda degli elettrodomestici ha sottoscritto il Piano Industriale del 25 ottobre 2018 con l’allora ministro dello sviluppo economico Di Maio; erano previsti investimenti da 250 milioni in tre anni e addirittura il rientro di alcuni impianti produzione dalla Polonia.
Inutile dire che quei piani sono stati profondamente disattesi. A detta di Whirlpool, non era stato previsto il fortissimo calo di vendite di lavatrici di alta gamma in tutto il mondo: «Condizioni non previste né prevedibili al momento della sottoscrizione del piano». Per ora la multinazionale ha sospeso la cessione, ma è un atto formale – la fine del produzione il primo novembre sembra inevitabile.
Patuanelli ha dichiarato che se il problema è «il prodotto, che ha difficoltà di mercato, si può cambiare, o cambiare fascia di gamma». Se Whirlpool «continua ad avere un atteggiamento di scelte unilaterali, anche il governo farà le sue scelte unilaterali: questa è una crisi industriale che deve essere trattata dal governo, coinvolgendo tutte le parti» Il premier Giuseppe Conte assicura ai lavoratori che l’intero governo sta seguendo la questione.
Dopo manifestazioni, blocchi stradali, scioperi, la solidarietà delle atlete delle Universiadi e l’incontro con il premier, gli operai dello stabilimento Whirlpool di Napoli non vedono cambiare la loro situazione. Sull’autostrada bloccata la rabbia crea tensione tra manifestanti e forze dell’ordine.
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