Bulgaria-Inghilterra, saluti nazisti ai giocatori di colore. Johnson: «Ignobile». La Uefa replica: «Colpa dei nazionalismi europei»
Il presidente della Federcalcio bulgara Borislav Mihajlov si è dimesso dopo le forti polemiche e le dure condanne seguite ai cori razzisti dei tifosi bulgari durante la partita di lunedì sera a Sofia tra Bulgaria e Inghilterra. A chiedere le dimissioni del numero uno della Federcalcio era stato lo stesso premier bulgaro Boyko Borissov.
Interviene la Uefa
Sui cori razzisti la Uefa ha aperto un fascicolo, dopo che i ripetuti insulti provenienti dagli spalti hanno portato alla sospensione della partita, vinta poi 6-0 dagli inglesi. «Vergognoso e orribile», così il presidente della Federcalcio inglese, Greg Clarke, ha definito quanto successo allo stadio Levski. «Ho parlato con delegati Uefa sia durante la partita che all’intervallo, e anche alla fine – continua Clarke-. Mi è stato detto che saranno condotti accertamenti affinché queste vergognose scene di terribile razzismo siano valutate adeguatamente».
Gli ululati e insulti razzisti sono stati rivolti ai giocatori inglesi di colore. Dagli spalti si sono levati anche saluti nazisti da parte dei tifosi bulgari. Il Ct della Bulgaria, Krasimir Balakov, ha però minimizzato gli insulti, addossando la colpa ai tifosi inglesi, dall’altra parte la stampa d’Oltremanica chiede sanzioni esemplari contro la Bulgaria.
Il commento del premier inglese
«Il razzismo che abbiamo visto e sentito ieri sera è vile, ignobile e non deve avere posto nel calcio o dove che sia», ha commentato il premier Boris Johnson per bocca del suo portavoce, facendo fare in un attimo un salto di qualità all’ennesimo caso di razzismo, fino a ‘caso’ internazionale. «La Uefa deve affrontare questi episodi, che sono una macchia del calcio», ha aggiunto il premier londinese. Rapida, anche se non diretta, la replica del presidente Uefa, Aleksander Ceferin, che ha esplicitamente detto come «certe dichiarazioni sulla politica dell’Uefa sull’argomento sono «assolutamente fuori luogo». La «famiglia del calcio» deve dichiarare guerra ai razzisti, ma anche i governi «devono fare di più» per affrontare «un flagello» che si riteneva debellato e che invece, col diffondersi «dei nazionalismi in Europa», è stato di nuovo alimentato, gli ha indirettamente replicato Ceferin.
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