Quanto si potrebbe ricavare dall’abolizione di Quota 100?
Matteo Renzi sta spingendo da diverse settimane sull’abolizione di Quota 100, una misura che l’ex segretario del Pd e fondatore di Italia Viva ha dichiarato di ritenere «un furto alle nuove generazioni». Anche altri esponenti di Italia Viva, come ad esempio il deputato Luigi Marattin, hanno chiesto di abolire la misura. Le altre forze della maggioranza, e in particolare il M5s, si sono però detti contrari. Ma quanti sarebbero i risparmi possibili? Quanto è stato speso finora? Andiamo a vedere i dettagli.
Che cosa prevedeva Quota 100 quando è stata creata
Come abbiamo ricostruito nel nostro “Traccia il Contratto”, il decreto legge approvato dal Consiglio dei ministri del 17 gennaio 2019 – convertito in legge (n.26) dal Parlamento con alcune modifiche il 28 marzo 2019 – ha introdotto, in via sperimentale dal 2019 al 2021, il diritto alla pensione anticipata, senza alcuna penalizzazione, al raggiungimento di un’età anagrafica di almeno 62 anni e di un’anzianità contributiva minima di 38 anni. Cioè la cosiddetta “pensione quota 100”. Per finanziare questa misura è stato creato, con la legge di Bilancio per il 2019, un apposito Fondo – il “Fondo per la revisione del sistema pensionistico” – la cui dotazione è pari a 3,9 miliardi per il 2019, 8,3 miliardi per il 2020, 8,6 miliardi per il 2021, 8,1 miliardi per il 2022 e 7 miliardi di euro ogni anno a partire dal 2023. Gli anni che però sono “sicuri”, vista la natura sperimentale della misura, sono solo 2019, 2020 e 2021. Durante questo triennio, secondo la relazione tecnica al provvedimento, i beneficiari di Quota 100 dovrebbero essere circa un milione. La stessa cifra era stata riportata dal governo nel dossier su Quota 100 e Reddito di cittadinanza, di gennaio 2019. Dunque, nel triennio si prevede di stanziare 20,8 miliardi di euro per mandare in pensione anticipata un milione di persone.
Come sono andate le cose finora?
Ad oggi, come abbiamo scritto di recente, il numero di chi ha fatto richiesta per Quota 100 è inferiore alle aspettative, forse anche per via delle penalizzazioni di fatto che derivano dall’adesione alla misura. Secondo i dati ufficiali dell’Inps, al 6 settembre 2019 sono state presentate 175.995 domande per poter beneficiare di “Quota 100”. Un dato ribadito anche dal presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, il 9 settembre. Secondo Tridico “abbiamo avuto circa 170 mila domande di Quota 100 per pensionamento anticipato e questo vuol dire circa la metà rispetto a quanto previsto in sede di relazione tecnica, circa 290 mila”. In realtà 176 mila è più della metà di 290 mila (è circa il 60 per cento) e nei mesi di ottobre, novembre e dicembre è possibile che il totale aumenti ancora (anche se il numero di richieste ogni mese è sempre più andato rallentando da inizio anno). Possiamo quindi ipotizzare che, se si fosse mantenuta questa proporzione, la spesa effettiva per lo Stato alla fine del triennio sarebbe stata pari ai due terzi circa di quella prevista in origine (quindi 10,4 miliardi circa). Questa ipotesi è tuttavia necessariamente tutta da dimostrare, visto che sarebbero teoricamente possibili dei cambiamenti negli ultimi mesi del 2019, e una percentuale di adesioni diversa nel 2020 e nel 2021.
Per il 2019 tuttavia la proporzione con i fondi stanziati sembra realistica, alla luce delle parole di Tridico di fine settembre. Secondo il presidente dell’Inps, quest’anno si stimano “risparmi” pari a 1,5 miliardi di euro da Quota 100. Cioè il 38,5 per cento dei 3,9 miliardi di euro stanziati in origine per il 2019: un terzo abbondante del totale. Secondo Tridico, tuttavia, “per il prossimo anno si prevede un risparmio più importante”. Per semplicità guardiamo dunque a tre ipotesi teoriche: che i miliardi stanziati venissero spesi integralmente nel triennio, che ne venissero spesi i due terzi o che ne venisse spesa la metà (dunque con un risparmio significativamente “più importante”). Andiamo quindi a calcolare i possibili risparmi in caso di abolizione della misura.
I risparmi possibili con l’abolizione
Se guardiamo ai miliardi stanziati in origine per Quota 100, possiamo ipotizzare che – abolendo la misura con la legge di Bilancio per il 2020 – il risparmio generato dall’abolizione sarebbe pari a 16,9 miliardi di euro in due anni (8,3 miliardi nel 2020 e 8,6 miliardi nel 2021), e si sommerebbe al miliardo e mezzo risparmiato nel 2019 per via delle minori adesioni del previsto. Ma questo calcolo, come anticipato, non tiene in considerazione il fatto che le adesioni a Quota 100 – almeno nel 2019 – saranno probabilmente al di sotto delle aspettative anche nei prossimi due anni.
Se consideriamo che anche con la misura in vigore, circa un terzo dei fondi stanziati non sarebbe stato speso (come avvenuto nel 2019) e che quindi circa 5,6 miliardi (un terzo dei 16,9 miliardi stanziati per i prossimi due anni) si sarebbero risparmiati in ogni caso, i risparmi che verrebbero realizzati specificamente con l’abolizione di Quota 100 nel biennio 2020-2021 si riducono ai due terzi restanti: 11,2 miliardi circa. Se, infine, non venisse spesa la metà dei fondi – con la misura in vigore – il risparmio che deriverebbe da una sua abolizione sarebbe di circa 8,5 miliardi di euro in due anni.
Conclusione
L’abolizione di Quota 100 porterebbe a un risparmio teorico di quasi 17 miliardi di euro nel biennio 2020-2021. Questa cifra però non tiene conto del fatto che le adesioni alla misura sono state finora al di sotto delle aspettative. Solo il 60 per cento circa della platea stimata ha aderito a questa possibilità. Dunque, se consideriamo che un terzo circa dei fondi stanziati non verrebbe comunque speso, l’abolizione di Quota 100 comporterebbe un risparmio di poco più di 11 miliardi di euro in due anni. Se poi le adesioni nei prossimi anni fossero tali da consentire allo Stato, anche con la misura in vigore, di non spendere la metà delle risorse stanziate, l’abolizione di Quota 100 consentirebbe un risparmio di circa 8,5 miliardi di euro in due anni.
Articolo pubblicato da Pagella Politica di Agi
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