Hong Kong, gli Usa sostengono le proteste e la Cina si indigna
Sono tre gli atti ufficiali approvati dalla Camera americana che mostrano il supporto degli Stati Uniti ai manifestanti pro-democrazia di Hong Kong. Uno di questi condanna le intrusioni della Cina negli affari di Hong Kong sostenendo poi il diritto delle persone a protestare. In un secondo, invece, vengono richieste valutazioni regolari dei tentativi di Pechino di interferire nella società di Hong Kong. Un terzo garantirebbe che le armi degli americani non vengano utilizzate dalla polizia contro i manifestanti.
La reazione della Cina
La Cina si è subito fatta sentire parlando di «forte indignazione» verso gli Stati Uniti per l’approvazione dello Hong Kong Human Rights and Democracy Act da parte della Camera americana, a tutela dei diritti umani e civili. La richiesta è quella di «sospendere ogni ingerenza» negli affari interni, come ribadito in una nota dal portavoce del ministero degli Esteri, Geng Shuang. La Cina, stando alle parole di Geng Shuang, si sarebbe limitata a salvaguardare la sua sovranità e la sua sicurezza, adottando le misure necessarie.
Cosa prevede la legge
La legge, che deve ricevere il via libera del Senato, si prefigge lo scopo di tutelare i diritti umani e civili nell’ex colonia prevedendo – ed è questo il passaggio più importante – sanzioni a carico di funzionari locali e cinesi ritenuti colpevoli di gravi violazioni. «Oggi stiamo semplicemente sollecitando il presidente cinese Xi Jinping e la governatrice di Hong Kong Carrie Lam a mantenere lealmente fede alle promesse fatte dal governo» secondo cui i diritti e l’autonomia dell’ex colonia sarebbero stati protetti, ha spiegato il repubblicano Chris Smith, promotore delle leggi. Il presidente americano può identificare e sanzionare persone, locali e cinesi, responsabili, ad esempio, di gravi abusi dei diritti umani. La Camera ha anche approvato il divieto di vendita a Hong Kong di alcuni strumenti non letali di controllo della folla (gas lacrimogeni). Un’altra risoluzione, infine, ha sollecitato il governo di Hong Kong ad avviare i negoziati coi manifestanti sulle loro richieste: dal suffragio universale a un’indagine indipendente sull’operato della polizia.
La governatrice di Hong Kong lascia l’aula tra le proteste
Intanto la governatrice di Hong Kong, Carrie Lam, ha abbandonato l’aula parlamentare – sotto scorta – alla seconda interruzione del discorso annuale sulle linee programmatiche a causa delle proteste dei deputati pro-democrazia. Le opposizioni hanno scandito slogan e mostrato una foto della Lam con le mani color rosso sangue. Mentre sei deputati sono stati accompagnati fuori dall’aula, il governo ha confermato che le dichiarazioni programmatiche sarebbero state illustrate in un video preregistrato, posticipato di oltre un’ora a causa delle proteste
Le promesse di Carrie Lam
Carrie Lam ha promesso 10mila appartamenti provvisori in tre anni da assegnare a chi è attesa di un’abitazione pubblica. I timori sulla casa sono tra «le cause delle proteste». Poi ha assicurato misure per allentare i limiti sui mutui e un pacchetto di oltre 200 iniziative. Infine, confermando la sua lealtà a Pechino, ha fatto sapere che «ogni atto per l’indipendenza non sarà tollerato»: «È cruciale il rispetto della legge, un pilastro della nostra società».
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