«Licenziata perché trans?», la denuncia della professoressa. La scuola: «Falso. Sapevamo della sua identità» – L’intervista
«La proprietaria della scuola mi ha detto “oggi fai un’ora anziché due perché poi i ragazzi parlano, non ti sopportano”», inizia così il racconto di Giovanna, professoressa transessuale, fino a pochi giorni fa in servizio in un istituto paritario di Roma.
Cosa è successo
Appena due settimane fa, racconta la prof a Open, ha iniziato a lavorare con un contratto a progetto in scadenza l’8 giugno, salvo la possibilità di risoluzione anticipata con un preavviso di 15 giorni, in una scuola paritaria. Qui, stando al suo racconto, sarebbe stata licenziata: «in tronco con motivazioni confuse, nebulose e poco credibili».
Le sarebbe stato contestato il fatto che fosse «indietro col programma, che spiegasse troppo velocemente, che sembrasse confusa e insicura nelle spiegazioni e non riuscisse a farsi rispettare dai ragazzi». «Ma come faccio a essere indietro col programma dopo appena due settimane di servizio?» si chiede Giovanna (che ha denunciato il fatto su Facebook).
Ad esporre questi problemi sarebbero stati i ragazzi e i genitori, proprio nei giorni in cui la docente era assente (Giovanna aveva «preso tre giorni di malattia per una forte tonsillite batterica con febbre a 39»). Ma secondo lei, nelle motivazioni date dalla scuola qualcosa non torna: «Con le classi ho instaurato un bellissimo rapporto, nessuna discriminazione o battutine in classe. Anzi, ho raccontato loro la mia storia».
E proprio dopo la notizia del licenziamento, i ragazzi le avrebbero scritto stupiti dopo la decisione della scuola: «Mi hanno detto che tutto ciò è assurdo. Ero la loro prof preferita, questo mi ha commosso. Mi hanno persino promesso che sarebbero andati dalla preside per confrontarsi e farmi riassumere». E pensare che la proprietaria, prima dell’assunzione, le aveva fatto notare che la sua storia, quindi la sua transessualità, avrebbe costituito «un valore aggiunto».
Secondo Giovanna, dunque, i motivi del licenziamento potrebbero essere due: o l’assenza per malattia – «per loro forse questo ha costituito un danno visto che li ho lasciati “scoperti” per tre giorni» – o la sua transessualità («e il licenziamento potrebbe essere una forma di precauzione per non far lamentare i genitori di questi ragazzi»).
La replica della scuola
L’Istituto paritario Kennedy – in una nota – respinge le accuse e spiega di aver «sempre cercato nella multiculturalità il proprio carattere distintivo e ha sempre respinto con forza ogni discriminazione, cercando di insegnare ai ragazzi i valori dell’inclusione, dell’uguaglianza e dell’antirazzismo oltre al netto rifiuto di ogni forma di omofobia».
E ancora: «Ciò è dimostrato dal fatto che la scuola ha assunto la docente consapevole della sua identità. In merito alla questione specifica, il licenziamento della docente, avvenuto in base alle norme contrattuali vigenti, riguarda esclusivamente questioni didattiche e metodologiche. Per questo motivo la dirigenza dichiara la propria incredulità e il proprio sgomento di fronte alle accuse che sono state formulate».
A metterlo nero su bianco è il coordinatore didattico dell’istituto Kennedy di Roma, Vincenzina Piccolino.
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