Mafia capitale, il pg: «È associazione mafiosa»
La sentenza arriverà tra venerdì e sabato, ma la richiesta del procuratore generale presso la Cassazione, Luigi Birritteri, segna già un primo importante passo. Dopo una requisitoria durata circa tre ore, il pg ha concluso la sua requisitoria affermando che Mafia capitale è, a suo avviso a tutti gli effetti un’associazione mafiosa.
L’organizzazione, ha spiegato nell’aula magna della Cassazione il pg è da qualificare come un’organizzazione, «con caratteristiche che rientrano perfettamente nel paradigma normativo previsto dal 416 bis del codice penale».
Ci sarebbe stata dunque un’unica struttura, paragonabile ai clan storici del sud Italia, capeggiato dall’ex esponente dei Nar Massimo Carminati e dall’allora responsabile della cooperativa “29 Giugno” Salvatore Buzzi e capace di orientare per anni buona parte degli appalti pubblici della Capitale.
Birritteri ha anche elogiato «la bontà della struttura motivazionale» della sentenza dei giudici della corte d’appello di Roma che, contrariamente al colleghi di primo grado, hanno riconosciuto il 416 bis e l’aggravante del metodo mafioso.
Cosa può succedere
La procura generale, conseguentemente chiede la conferma di 17 condanne su 18 degli imputati per mafia, con tutte le aggravanti del caso.
L’unico annullamento con rinvio delle 18 condanne per reati di mafia emesse nell’appello di Mafia Capitale, è stato chiesto dal Pg della Cassazione, per Roberto Lacopo (8 anni), il benzinaio di Corso Francia a Roma, dove Carminati riuniva i suoi. Per il Pg, manca la motivazione sulla consapevolezza delle «mire espansionistiche» del “Nero”.
Per l’ex presidente di Ama, Franco Panzironi, invece, la pena andrebbe rideterminata perché, dice Birritteri, era parte integrante dell’organizzazione: «Panzironi, come risulta dall’appello non è un concorrente esterno, è partecipe ed è la quintessenza del partecipe, senza di lui sarebbe venuto meno l’accesso all’amministrazione Alemanno».
Le condanne
In appello, l’11 settembre 2018, Massimo Carminati era stato condannato a 14 anni e mezzo e Salvatore Buzzi a 18 anni e 4 mesi.
La lista comprende anche i nomi di Bolla (4 anni e 5 mesi), Brugia (11 anni e 4 mesi), Bugitti (3 anni e 8 mesi), Caldarelli (9 anni e 4 mesi), Calvio (10 anni e 4 mesi), Di Ninno (6 anni e 3 mesi), Gaglianone (4 anni e 10 mesi), Garrone (6 anni e 6 mesi), Gramazio (8 anni e 8 mesi), Guarany (4 anni e 10 mesi), Giovanni Lacopo (5 anni e 4 mesi), Roberto Lacopo (8 anni), Nacamulli (3 anni e 11 mesi), Panzironi (8 anni e 7 mesi), Pucci (7 anni e 8 mesi) e Testa (9 anni e 4 mesi).