Siria, la comandante curda dello Ypg: «Triste che l’Italia venda armi alla Turchia. Fermate questo massacro»
Lei è Nessrin Abdalla, 38 anni, comandante dell’Unità di protezione popolare delle donne curde, la brigata femminile dell’Ypg. «Siamo sotto il fuoco dell’artiglieria pesante turca. L’Europa si assuma la responsabilità di fermare questo massacro, stiamo combattendo anche per voi» spiega a Repubblica.
«Avevamo un accordo con Damasco ma le truppe dell’esercito siriano non si sono ancora mosse nella nostra direzione, temiamo un massacro […] Ci sono continue incursioni aeree, ci sono combattimenti tutto intorno, siamo senza cibo, senza acqua, tante persone dormono all’aperto per paura di essere colpiti nelle strutture chiuse. Non ci fermeremo, rimarremo qui a combattere per la libertà del nostro popolo» ha aggiunto.
L’appello all’Europa
«L’Europa si assuma questa responsabilità, le persone non bastano per fermare la Turchia. In questo momento al fronte ci sono migliaia di donne, mie amiche, a combattere. Stiamo combattendo per tutti, per l’umanità intera, non solo per noi. Abbiamo affrontato Daesh, è un problema anche europeo. Difendiamo la nostra liberà e la democrazia». E ancora: «Mostrate che cosa sta accadendo qui, fate pressioni sul Parlamento europeo e sul Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite perché fermino gli attacchi della Turchia. Non lasciateci soli».
La vendita di armi alla Turchia
L’Italia ha bloccato la vendita di armi alla Turchia ma – come scrive Repubblica – «in queste ore da Roma sono in partenza cannoni per l’esercito turco»: «Se l’Italia sta fornendo armi alla Turchia per noi è molto triste: chiunque armi Ankara sta contribuendo all’aggressione contro il nostro popolo».
E gli americani? «Hanno tradito i loro valori e la storia non lo dimenticherà. Noi non lo dimenticheremo. Vorrei chiedere a Trump che cosa prova a vedere che i nostri bambini vengono bombardati, che perdono le gambe, come è successo a Sara, una bambina di Kobane che ha soltanto sette anni? Trump è co-responsabile in questi omicidi di massa. E, se non vuole essere parte in causa di queste stragi, deve costringere la Turchia a interrompere l’operazione militare».
Foto in copertina: Rete Kurdistan Italia
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