La nuova tesi di complotto che nega Olocausto ebraico e bombe nucleari, assolvendo l’Iran
Pensavamo di averle viste tutte, invece no, la fantasia umana è illimitata, purtroppo questo vale anche quando si vogliono inventare delle nuove teorie di complotto, specialmente se si può trovare un target di pubblico disponibile a crederci e cliccare sulle condivisioni.
Succede quindi che qualcuno ha deciso di inventarsi il complotto delle bombe nucleari: insomma, quelle sganciate su Hisorshima e Nagasaki non sarebbero mai esistite. La suggestiva revisione storica si deve anche a personaggi come Edmund Matthews autore del nocumentario «Nuclear weapons don’t exist», disponibile anche su YouTube.
In Italia c’è una pagina Facebook apposita che promuove questo nuovo genere di negazionismo, che non nomineremo per evitare di incrementare ulteriormente il danno. Gli autori sostengono di essere stati oggetto di censura, a causa di segnalatori prezzolati dai Servizi segreti americani.
«Dopo chiusura da parte di segnalatori pagati dalla CIA – riapriamo la PAGINA
NON CI ARRENDEREMO anche in ITALIA la gente deve SAPERE la verità – IL NUCLEARE NON ESISTE!»
Dillo ai giapponesi
Qualcuno prova a dialogarci, così possiamo farci un’idea del tipo di argomentazioni utilizzate e della logica che vi è dietro. Al commento piuttosto piccato di uno scettico «Stè…non dire stronzate!!!!…vai a dirlo ai giapponesi!», un autore della pagina ribatte «ci sono abbastanza testimoni che li non hanno mai visto una bomba atomica, non potevano parlare né dirlo, subito prigione o rapito».
C’è una contraddizione: da un lato ci sono «abbastanza testimoni», dall’altra il Governo giapponese per qualche strana ragione doveva farli stare zitti, altrimenti avrebbero rovinato la reputazione del loro nemico, gli americani.
Ma a prescindere da questo, se qualcuno si fosse trovato abbastanza vicino da vedere bene la bomba che cadeva, questo significa che si trovava nella zona in cui nessuno avrebbe potuto sopravvivere dopo l’impatto.
Oltre a questo abbiamo una moltitudine di testimonianze e filmati, anche sulle conseguenze nel lungo termine delle radiazioni sprigionate. Gli autori parlano di bombe al napalm o al fosforo, ma queste manifestano subito i loro danni sui corpi; non spiegano i tumori, le malformazioni nei feti, eccetera.
Bombe al napalm e al fosforo non danno questi problemi. Malformazioni e tumori potrebbero essere dati da agenti chimici come quello “arancio”, ma i test sui tessuti dei morti dell’esplosione e dei sopravvissuti dimostrano l’esposizione a forti dosi di radioattività.
Con le informazioni raccolte dalla Croce Rossa il canale di divulgazione Kurzgesagt ha realizzato un video che mostra l’entità dei danni a seconda della distanza in cui ci si può trovare, rispetto al punto in cui viene fatta detonare una bomba atomica come quelle sganciate in Giappone nel 1945. In rete trovate anche la Nukemap, che vi permette di vedere quali danni causerebbe una detonazione nucleare nella vostra zona.
Il confronto coi danni degli incendi in California
Il nostro amico scettico viene poi portato all’esaurimento con un confronto fotografico: l’immagine di Hiroshima rasa al suolo dopo la detonazione, avvenuta il 6 agosto 1945; e quella di una località della California a seguito di un incendio.
Sembrano molto simili. Il problema è che in California le abitazioni sono prevalentemente in legno.
La prima immagine riguarda uno scorcio di Hiroshima rasa al suolo, la seconda immortala i danni degli incendi a Napa e Sonoma Valley in California, nell’ottobre 2017, con un totale di oltre 20 morti. Ovviamente parliamo di una tragedia, ma imparagonabile con quella di Hiroshima, per numero di vittime, nell’immediato e nel lungo periodo.
Tra i sostenitori anche negazionisti dell’Olocausto
Tra gli autori che sostengono questa tesi di complotto anche negazionisti dell’Olocausto. In un Pdf in tedesco intitolato «Atombomben gibt es nicht und die nukleare», troviamo già in prima pagina i ringraziamenti al contributo – nella ricerca della “verità” – di noti negazionisti della Shoah, quali Faurisson, Rudolf e Zündel.
Le fonti presentate nel documento sono prevalentemente video caricati su YouTube. Poi troviamo tre piattaforme di forum: Let’s Roll, Big-lies e Open-speach. Tutti ospitano discussioni ricche di tesi di complotto. Non uno studio scientifico, non una documentazione da parte di storici, tra le fonti del documento.
Non ci resta che capire a chi giova questo genere di disinformazione, che vediamo associata ad altri negazionismi, anti-ebraici e anti-americani (si parla anche di complotto dell’11 settembre o dei cosiddetti «finti allunaggi»).
L’ombra della propaganda iraniana
Facciamo un’ipotesi e cerchiamo di vedere se troviamo abbastanza indizi per sostenerla, senza pretendere di accertarla del tutto: qual è quel paese che starebbe sviluppando il nucleare ed è noto per aver finanziato gruppi negazionisti e anti-americani in giro per il Mondo?
Una inchiesta pubblicata sul New York Times nel maggio scorso punta i riflettori sul presunto sostegno del Governo iraniano a gruppi di revisionisti storici e anti-israeliani in rete.
Torniamo un attimo al documento in tedesco: un paragrafo eloquente è dedicato proprio al nucleare iraniano, sostenendo che si tratterebbe di una farsa e non ci sarebbe alcun pericolo riguardante lo sviluppo di ordigni nucleari, del resto “non esistono”. Leggiamo un breve passaggio, che si trova tra le prime pagine:
«E anche le bombe atomiche sono tutte finte. Dal 1979, la Repubblica islamica dell’Iran (Iran) ha sottolineato che il suo programma nucleare risale agli anni ’50. Anni fa, sostenuto dagli Stati Uniti, iniziò a utilizzarlo esclusivamente per scopi pacifici. Produzione di energia e per servizi medici, ecc.
USA, Russia, Francia, Inghilterra e Cina (che tutti dicono di aver lavorato alle Bombe atomiche, il che non è vero) e l’AIEA (secondo Michel Friedman controllata da Israele) suggerisce il contrario. Sostengono che l’Iran avrebbe un piano per costruire la bomba atomica.
L’Iran è contro tutti i tipi di armi di distruzione di massa, biologiche, chimiche e nucleari, sostenendo tutte le convenzioni internazionali al riguardo. Tuttavia, sembra che la Repubblica islamica vorrebbe procurarsi una finta bomba nucleare».
Facciamo ora un parallelo con l’articolo del Nyt. Con presunti finanziamenti iraniani sarebbero stati allestiti siti come belfercercenter.net confezionato appositamente per sembrare un vero portale accademico di Harvard (belfercenter.org), contenente diverse fake news.
Secondo il Citizen Lab (creato da un team di ricercatori dell’Università di Toronto), esisterebbe una vera e propria operazione di influenza filo-iraniana destinata alla diffusione di fake news tramite «siti web e social media».
Una volta che gli articoli contenenti le fake news ottenevano viralità questi venivano puntualmente fatti sparire, in modo da rendere difficile il lavoro dei fact-checker nel ricostruire il percorso a ritroso verso le fonti originali.
«Complessivamente – riporta il Nyt – Citizen Lab ha affermato di aver identificato 73 domini Web creati dal gruppo, 135 articoli venduti e 11 identità false come Mona A. Rahman, spesso utilizzate come linee guida sugli articoli falsi.
Alcuni articoli erano stati precedentemente contrassegnati come falsi da giornalisti e ricercatori, che a volte indicavano la Russia come probabile colpevole. Ma l’operazione complessiva non è stata precedentemente descritta e collegata agli interessi iraniani».
Del resto in precedenza altri studi erano stati realizzati su presunte operazioni di influenza da parte del Governo russo, su piattaforme come Twitter, con troll e bot creati per rendere virali le fake news no-vax. Il Citizen Lab ha anche pubblicato un report che presenta una vasta bibliografia sulla disinformazione in rete.
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