Tifoso ucciso, così la polizia ha incastrato Fabio Manduca nonostante l’omertà dei supporter interisti – Il video
«Me lo sono ritrovato addosso», queste le parole – emerse da un’intercettazione – che avrebbe pronunciato Fabio Manduca, ultrà del Napoli arrestato con l’accusa di aver ucciso il 26 dicembre del 2018 Daniele Belardinelli, tifoso del Varese (squadra gemellata con l’Inter), prima del match di campionato tra Inter e Napoli a San Siro.
L’omertà
Un’indagine che il dirigente della Digos Claudio Ciccimarra ha definito «complessa» e che – ed è questo un dato allarmante – non ha potuto contare sulla collaborazione delle tifoserie, nemmeno di chi avrebbe avuto tutto l’interesse nel difendere Belardinelli. In questo caso, i tifosi interisti. «Non è stato facile scoprire cosa fosse successo davvero, abbiamo registrato l’omertà dei tifosi dell’Inter nonostante la squadra fosse gemellata col Varese», ha aggiunto il capo della Digos di Milano, oggi in conferenza stampa.
Le indagini
A incastrarlo ci hanno pensato le telecamere di videosorveglianza, sia pubbliche che private, oltre ad alcune testimonianze, di chi ha assistito a quella scena.
La dinamica dei fatti
La dinamica dei fatti per gli inquirenti è chiarissima: un tifoso dell’Inter, solo dopo il passaggio di una volante della polizia, ha acceso un fumogeno dando il segnale a tutti gli altri di uscire fuori per “assaltare” i tifosi della squadra avversaria, del Napoli. Inizia così la guerriglia. È in quel momento che Fabio Manduca, transitando con la sua auto (occupata da altre quattro persone), accelera e travolge Belardinelli. Loro dicono di non essersi accorti di nulla: «Abbiamo visto uscire improvvisamente i tifosi dell’Inter e abbiamo proseguito fino allo stadio, senza mai fermarci». Peccato che, poco più avanti, l’auto guidata da Manduca si sarebbe fermata per «controllare che non ci fossero stati danni», spiegano gli inquirenti.
Chi è Fabio Manduca
Intanto, in tutti questi mesi, Manduca – ultrà del Napoli, con precedenti per reati contro il patrimonio, non aveva Daspo, ora accusato di omicidio – ha continuato come se nulla fosse pubblicando diversi contenuti (che stanno facendo discutere) su Facebook.
Il presunto omicida – titolare col fratello di un’impresa di pompe funebri, e con alle spalle precedenti per furto, ricettazione, commercio di prodotti falsi e truffa – non aveva forse messo in conto che gli inquirenti, nonostante le resistenze dei tifosi, avrebbero comunque chiuso il cerchio molto presto anche si trattava di un’indagine molto complessa.
Foto da Facebook
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