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Sfida diretta Conte-Di Maio, attacco e contrattacco sulle partite Iva

19 Ottobre 2019 - 22:30 OPEN
Ha dichiarato oggi il premier: «Come fate a dire che sono contro il popolo delle partite Iva? È una fesseria».

Alcune parole di oggi del premier Conte sulla manovra (e in particolare sul tema della tassazione alle partite Iva) sembrano una replica diretta al post sul blog delle Stelle in cui il Movimento chiedeva urgentemente la convocazione di un vertice di maggioranza. Sono il segnale che si sta aprendo un nuovo fronte di scontro interno al governo e al M5S fra Conte e il capo politico Di Maio?

Mettiamo a confronti i due passaggi:

Oggi Conte ha dichiarato: «Io sono il presidente che ha alzato da 30 a 65mila la soglia per avere l’aliquota del 15%», aiutando «commercianti, professionisti…tutti sono al 15% fino a 65mila euro: come fate a dire che sono contro il popolo delle partite Iva? È una fesseria».

Nel testo del post sul blog del Movimento di ieri si legge: «Siamo d’accordissimo ad abbassare il cuneo fiscale. Ma che senso ha farlo, dando 40 o 50 euro in più al mese in busta paga ai lavoratori dipendenti, se poi i soldi li andiamo a prendere dalle partite Iva che si spezzano la schiena giorno e notte, senza una garanzia dallo Stato, senza un giorno di malattia assicurato, senza un sistema di welfare che li sorregge?»

In serata poi Conte su Raitre ha risposto direttamente sul vertice di maggioranza richiesto dal M5S: «Ragionevolmente ci ritroveremo, anche per un confronto con le forze politiche: abbiamo approvato la manovra salvo intese ed è bene un momento di confronto per gli ultimi dettagli e per verificare le ultime posizioni delle forze politiche su questi dettagli».

Poi ha chiarito le sue parole che oggi in molti avevano compreso come riferite a Matteo Renzi e su cui Palazzo Chigi aveva dovuto diramare una nota chiarificatrice: «Dobbiamo stare sereni tutti per un obiettivo comune, dobbiamo fare squadra. Dobbiamo essere tutti concentrati e determinati. Il Paese ci chiede di lavorare insieme». Conte completa il ragionamento, riferendosi a Renzi, dopo aver detto «fuori dal governo chi non fa squadra».

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