Torino, detenuto in permesso tenta di sgozzare la compagna. 11 anni fa uccise la fidanzata
Ha cercato di sgozzare la compagna, che voleva lasciarlo dopo aver scoperto che undici anni prima aveva ucciso una donna. La polizia di Torino ha arrestato un tunisino di 36 anni, Mohamed Safi, gia’ in carcere per avere assassinato nel giugno 2008, a Bergamo, la 21enne Alessandra Mainolfi, uccisa con due coltellate all’addome. Per quel reato Safi era stato condannato a 12 anni di reclusione, dopo che il pm aveva chiesto 15 anni.
Stanotte, intorno all’una, Safi e la vittima, una donna torinese di 43 anni con cui si vedeva da sei mesi, si trovavano su un bus in corso Giulio Cesare, nella periferia nord della città. L’uomo, recluso al carcere “Lorusso e Cutugno”, era in permesso di lavoro, un provvedimento che gli ha consentito di svolgere l’attività di cameriere in uno bistrot del centro, facendo ritorno al penitenziario alle due di notte.
La vittima aveva chiesto a Saif un incontro per chiudere la storia, dopo che su internet aveva scoperto il motivo della sua carcerazione. Appena scesi dal bus, l’uomo ha afferrato una bottiglia rotta nel tentativo di sgozzare la donna, che per fortuna aveva il collo coperto da una grossa sciarpa. Con ferocia, l’uomo ha inferto numerosi colpi al viso della 43enne procurandole profondi tagli al viso, tali da renderla irriconoscibile. Alla scena hanno assistito alcuni passanti, che hanno costretto l’uomo a fuggire via.
La stessa vittima, gravemente ferita ma cosciente, ha indicato agli agenti elementi utili a identificare l’aggressore. Said è stato bloccato pochi metri dopo, in via Leinì, completamente ricoperto di sangue e con ferite al volto provocate da una caduta avvenuta durante il tentativo di fuga.
La vittima, subito soccorsa, è stata trasportata in ospedale e a breve verra’ trasferita al Maria Vittoria per un complesso intervento di chirurgia maxillo-facciale. Al momento dell’arresto Saif non ha detto nulla. Al contrario di undici anni fa, quando subito dopo avere ucciso Alessandra Mainolfi, aveva chiamato le forze dell’ordine dicendo “ho ucciso il mio amore”.
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