Cile, manifestanti danno fuoco all’ufficio dell’anagrafe
Proseguono le proteste in tutto il Paese. Oggi i manifestanti hanno attaccato gli uffici dell’anagrafe di Lo Espejo, località a sud di Santiago del Cile, incendiandoli e provocando importanti danni. Lo riferisce Radio BioBio.
I vigili del fuoco sono accorsi sul posto spegnendo le fiamme ed il comandante Jaime Flores ha confermato che l’incendio è stato causato da un gruppo di manifestanti che hanno saccheggiato i locali. Flores ha aggiunto che i danni causati sono importanti perché sono andati distrutti molti documenti dell’anagrafe.
Rogo in una frabbrica
Cinque persone sono morte nel rogo di una fabbrica di abbigliamento saccheggiata e data alle fiamme a Renca, comune della provincia di Santiago durante i disordini ancora in corso in Cile. Lo riferiscono i vigili del fuoco citati dalla radio locale Radio Bio Bio.
Altri due corpi sono stati rinvenuti ieri mattina nei resti di un supermercato saccheggiato e incendiato nel comune di San Bernardo. Secondo Radio Bio bio, finora sono dieci le vittime da quando sono scoppiate le proteste, partite dopo l’aumento delle tariffe dei mezzi pubblici. Il ministro dell’Interno, Andre Chadwick non ha fatto menzione, invece di un cittadino ecuadoriano morto durante alcuni incidenti fuori da un centro commerciale vicino a Santiago, colpito al torace, probabilmente da un agente.
Escalation di violenze
Proseguono intanto gli scontri e i saccheggi in tutto il Paese: «Siamo di fronte a una vera escalation che è indubbiamente organizzata per causare gravi danni al nostro Paese e alla vita dei cittadini», ha detto Chadwick, aggiungendo: «Noi che oggi in Cile siamo contro la violenza, dobbiamo agire insieme ed esigere che coloro che purtroppo non la condannano o la avallano o sono deboli per affrontarla si facciano sentire».
E mentre Santiago si appresta a vivere la sua seconda notte di coprifuoco, il governo fa sapere che finora sono state arrestate 152 persone per violenze, 40 per saccheggi e 70 per gravi aggressioni. Chadwick ha parlato alla Moneda, e non ha lasciato spazio alle domande dei giornalisti.
Il presidente cileno Sebastian Pinera ha condannato ancora una volta le violenze e ha aggiunto: «Siamo in guerra contro un nemico potente e implacabile, che non rispetta nulla o nessuno». Pinera ha ribadito che le proteste hanno tutte le caratteristiche di una “organizzazione”, sottolineando che «unico scopo» dei responsabili «è quello di causare il maggior danno possibile».
Video da Radio Bio bio
«Siamo ben consapevoli – ha detto Pinera secondo quanto riferito dalla testata cilena Bio Bio – del fatto che hanno gradi di organizzazione e logistica, tipici di un’organizzazione criminale». Il presidente ha quindi invitato tutte le forze politiche e «tutti gli uomini di buona volontà» a condannare la violenza e unirsi contro di essa.
«Ci sono alcuni che non l’hanno fatto, o quando lo fanno, lasciano sempre spazio all’ambiguità… Stanno in qualche modo facilitando il percorso di coloro che vogliono distruggere la nostra democrazia». Il capo dello Stato ha invitato a distinguere tra i violenti e quanti esercitano «il legittimo diritto di protestare», ma ha anche sottolineato che i militari, quasi 10 mila quelli dispiegati nel Paese, hanno il sostegno del governo e «della stragrande maggioranza dei cileni».
«Domani sarà un giorno difficile – ha concluso – ma stiamo facendo uno sforzo gigantesco per renderlo il più normale possibile». Per oggi è prevista la riapertura delle scuole e delle università, il regolare servizi di trasporto pubblico di superficie e la riapertura parziale della metropolitana.
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