La rete mondiale degli ultracristiani, l’oligarca russo e i legami con la Lega. Report, cosa c’è dietro il rosario salviniano
A torso nudo, in consolle al Papeete Beach. In sottofondo la musica del Pagante, mentre cubiste in costume leopardato ballano al rallentatore. Comincia così il servizio di Giorgio Mottola andato in onda su Report dal titolo La Fabbrica della Paura. Il protagonista è l’ex ministro dell’Interno, Matteo Salvini. Quelle immagini lo rappresentano all’apice della sua ascesa. Prima della crisi di governo, del tentativo fallito di andare alle urne per «capitalizzare» il consenso delle Europee, come aveva detto in quei giorni Giuseppe Conte. Prima che la Lega venisse tagliata fuori dal nuovo esecutivo a firma Pd e Movimento 5 Stelle. Quelli erano anche i giorni dello scandalo Metropol. Delle dichiarazioni pubblicate prima sul L’Espresso e poi su Buzzfeed in cui Gianluca Savoini, ex portavoce di Salvini, parlava con dei russi in un hotel di Mosca. Dichiarazioni da cui è partita un’inchiesta per corruzione internazionale gestita dai pm di Milano.
Il servizio di Report dura quasi un’ora. Ecco i punti principali
1. Smentite e incontri
L’incontro all’hotel Metropol di Mosca si è tenuto la sera del 18 ottobre 2018. Secondo le accuse Savoini avrebbe partecipato a una trattativa per una partita di gasolio da 1,5 miliardi di euro. Il gasolio, sempre secondo la ricostruzione di Mottola, avrebbe dovuto essere venduto da una società statale russa, Gazprom o Rosneft all’Italia Eni attraverso degli intermediari. Uno di questi intermediari avrebbe dovuto essere una società ricollegabile a Savoini che avrebbe dovuto trattenere circa 65 milioni di euro da reinvestire nella campagna elettorale europea della Lega. Al momento nulla di tutto questo è stato ancora accertato in sede giudiziaria. Appena uscito lo scandalo, Salvini smentisce i contatti con Savoini. Dice di non averlo mai invitato in Russia. Salvini infatti si trovava a Mosca per un incontro di Confindustria Russia. Incontro a cui aveva partecipato anche Savoini, come mostrato da alcune immagini dell’evento. Inoltre i due si sarebbero incontrati a cena la sera prima, il 17 ottobre.
2. Il direttore de La Padania
Prima del caso Metropol, raramente si era sentito parlare di Savoini. Eppure i contatti tra lui e Salvini risalgono a molti anni fa, quando lavoravano insieme a La Padania. Report ha intervistato Gigi Moncalvo, che ha diretto questo giornale tra il 2002 e il 2004. Dalla sua intervista emergono informazioni inedite su Salvini. Moncalvo ne aveva chiesto il licenziamento due volte. La prima perchè aveva dichiarato di aver lavorato nelle festività natalizie pur non essendo presente in redazione, la seconda per aver falsificato un rimborso spese. Eppure davanti a queste accuse la risosta di Salvini, riporta Moncalvo, era stata: «Tu passi, io resto». Nella stessa redazione c’era Savoini, che per altro era stato coinvolto in uno scandalo per la presenza di foto e simboli fascisti e nazisit tra i computer e le pareti degli uffici in cui lavorava. Savoini viene dipinto da Moncalvo come un uomo potente in redazione. Un uomo che non disegnava salutare i colleghi al grido di «Camerata!» o decorare il desktop del suo pc con rune celtiche. Gesti che però non rivendicava come espressione politica ma preferiva minimizzare al rango di goliardata. Moncalvo definisce Salvini e Savoini due «compagni di merende». E non solo. Arriva anche a dire che Salvini è una «creatura di Savoini», plasmato «come se fosse argilla».
3. Il cattivo maestro
Maurizio Murelli è stato una delle figure più importanti del neofascismo milanese. È stato condannato a 11 anni di carcere per concorso in omicidio per il caso di Antonio Marino, agente di polizia ucciso da una bomba a mano durante una manifestazione neofascista nel 1973. Dopo il carcere, nel 1984 fonda Orion, rivista che cerca di raccogliere attorno a sé i movimenti di estrema destra di quel periodo. Fra i suoi adepti c’era anche Savoini, di cui dice: «Penso che lui si sia molto riconosciuto nelle posizioni che stavamo sviluppando». Murelli parla anche della Lega, che negli anni ’80 ha cominciato a formarsi tra Lombardia e Veneto. Spiega che in quegli anni aveva chiesto ad alcuni esponenti di Orion di partecipare alle attività del partito, per dare «un’anima» a un ambiente «culturalmente debole».
4. Il filosofo russo
A questo punto dell’inchiesta cominciano a tracciarsi i rapporti con la Russia. Rapporti che si basano sostanzialmente su due figure. La prima è quella di Aleksandr Dugin, filosofo russo e fondatore del partito nazional bolscevico sostiene l’operato di Putin. Auspica la fine della democrazia liberale e l’arrivo di un populismo integrale. Dugin ha intervistato Salvini per Tsatgarad.tv, un emittente militante voce di quel sovranismo che mette insieme religione cristiana, lotta ai diritti gay e difesa dei confini. Quel mix di obiettivi che è stato alla base del programma politico di diversi esponenti internazionali, tra cui Marine Le Pen, Donald Trump e, in Italia, Matteo Salvini. Il 17 ottobre 2018 Dugin, come testimonia una fotografia, ha incontrato Savoini fuori dall’Hotel Metropol di Mosca. E sembra, stando alle dichiarazioni di Dugin, che peraltro parla italiano, che i rapporti tra i due fossero stretti già da anni.
5. L’oligarca di Dio
Tsatgarad.tv è un’emittente di Konstantin Malofeev, ex oligarca russo e fondatore di Marshall Capital, fondo di investimento da oltre un miliardo di euro. Anche lui conosce Savoini, tanto da dichiarare a Report che l’ex portavoce di Salvini gli avrebbe confermato di aver parlato di petrolio all’Hotel Metropol di Mosca con degli avvocati russi. Dichiarazioni che hanno il loro peso, visto che Savoini si è rifiutato di parlare con i magistrati.
Malofeev rientra nella lista delle persone sgradite all’Unione Europea. È accusato di aver finanziato la guerra in Crimea e quindi, da diversi anni, le sue attività in Ue sono state limitate, tanto che non gli è consentito finanziare formazioni politiche negli stati dell’Unione. Cosa che dichiara lui stesso di essere avvenuto almeno per Jean Mari eLe Pen, padre dell’attuale leader del Front National. Si dichiara cristiano e spiega che il suo impegno è quello di difendere la famiglia, combattere i gruppi che lui definisce «sodomiti» e cercare di riportare le donne al loro ruolo di casilinghe e madri per combattere il calo demografico.
Un piano ultraconservatore che il giornalista di Report mette in parallelo con la direzione presa dalla Lega a partire dal 2013, quando Salvini è stato eletto segretario. Prima temi come la famiglia tradizionale o l’identità cristiana non erano all’ordine del giorno per un partito che ha ancora come suo primo punto dello statuto l’indipendenza della Padania. Un piano che, nonostante le sanzioni, Malofeev potrebbe aver continuato a finanziare attraverso una rete di fondazioni che parte dalla Russia, con la fondazione S. Basilio il Grande, e che passa da fondazioni americane, come la National Christian Foundation, fino ad arrivare a un evento protagonista delle cronache italiane della scorsa estate: il World Congress of Families.
6. L’uomo che collega Malofeev e Salvini
Se esiste un punto di collegamento tra la Lega e Malofeev potrebbe essere Alexey Komov. La sua prima apparizione sulla scena politica italiana risale al 2013, quando è stato invitato al congresso della Lega in cui Salvini è diventato segretario federale. Come ammesso dallo stesso Salvini al giornalista di report, a questo congresso Salvini aveva invitato proprio Malofeev che però non aveva potuto partecipare e quindi aveva mandato un suo emissario. Il rapporti tra Komov e la politica italiana sono continuati. Komov infatti era il presidente onorario di Lombardia-Russia, associazione fondata dallo stesso Savoini. Gli intenti sono chiariti direttamente nella pagina di presentazione del loro sito:
Lombardia Russia è un’associazione culturale apartitica ma con idee molto precise che combaciano pienamente con la visione del mondo enunciata dal Presidente della Federazione Russa nel corso del meeting di Valdai 2013 e che si possono riassumere in tre parole: Identità, Sovranità, Tradizione.
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