Copasir, Conte rompe il silenzio: «No ad ombre sul mio operato, Salvini chiarisca sui rapporti con Mosca»
Il presidente del consiglio Giuseppe Conte ha rotto il silenzio, dopo essere stato audito al Copasir, nel corso di un incontro durato circa due ore e trenta. Ovviamente uno solo era il tema principale: le visite a Roma del procuratore generale Usa William Barr, accompagnato dal procuratore Durham, e i loro colloqui con i vertici dell’intelligence italiana ad agosto e settembre scorso.
Barr indaga, per conto della Casa Bianca, sulle origini del Russiagate, alla ricerca di informazioni sulle attività all’estero in particolare dell’Fbi. Il sospetto è che lo scandalo scoppiato contro Donald Trump possa essere stato organizzato dai Democratici per ostacolare l’elezione del presidente americano. Tutto con la complicità dei Servizi europei, compresi quelli italiani sotto i governi di Matteo Renzi e Paolo Gentiloni.
«Non ho mai incontrato Barr»
Il premier Conte si dice sicuro del fatto suo, anche se, spiega, si deve attenere al segreto sulle domande del Copasir: «William Barr ha fatto pervenire la richiesta di confrontarsi con i nostri 007, nell’ambito di una verifica sugli agenti americani».
La richiesta è arrivata a giugno, aggiunge Conte, dunque non durante la crisi di governo ma ben prima, e non ne ha mai parlato con Trump. In ogni caso, «le ombre avanzate sul mio operato vanno chiarite», ha sottolineato subito per poi specificare che nulla è avvenuto al di fuori delle procedure e di rapporti sempre formali. Con Barr, del resto, l’interlocuzione è stata solo indiretta: «Io non l’ho mai incontrato».
«Rifarei tutto, non potevo pararne con nessuno»
Diverse le domande a cui Conte è stato chiamato a rispondere. Perché ha autorizzato l’incontro tra un esponente dell’amministrazione Trump e i vertici degli 007 italiani? E che tipo di informazioni hanno fornito i servizi italiani al ministro americano? Infine, perché tra i due incontri il premier non ha mai informato l’omologo italiano di Barr, il ministro Alfonso Bonafede, né il Quirinale e né il Copasir?
Il premier cerca di rimettere le caselle al loro posto: «Non potevo parlarne con nessuno, avrei violato la legge». Il Copasir non poteva essere avvertito preventivamente, dice Conte: «Se tornassi indietro non farei diversamente. Un nostro alleato sta facendo un’indagine preventiva, non giudiziaria, nell’ambito di verifiche sul controspionaggio. Nessuno se non l’autorità delegata all’intelligence, incarico che ricopro personalmente, poteva essere coinvolto».
La frecciata a Salvini
Nell’ambito della ricostruzione, il premier non si fa sfuggire l’occasione di tirare una bordata all’acerrimo ex amico, Matteo Salvini: «Le nostre posizioni sono ben diverse. Io ho agito nell’ambito della legge, di lui non so esattamente perché non ha voluto chiarire neanche a me, quando era ministro, rifiutando persino di rispondere ai miei inviti formali».
E ancora, ed è il punto su cui Conte più si accalora: «Forse Salvini dovrebbe chiarire cosa ci faceva con Savoini in incontri riservati da ministro dell’Interno in Russia con le massime autorità russe. Lui ha incontrato in Russia il ministro dell’Interno, i responsabili dell’intelligence russa, portandosi appresso Savoini, che non ha alcun ruolo». Lo deve, aggiunge «soprattutto agli elettori leghisti».
Con gli 007 italiani, Conte ha fatto due riunioni, la prima col solo capo del Dis, la seconda anche con Aise e Aisi, sempre nella sede di piazza Dante: «Abbiamo verificato che i servizi italiani non erano stati coinvolti in nessuna attività illegale e questo è quanto hanno riferito poi a Barr».